
Pubblicato su: La Stampa, del 28 ottobre
Marconi (Cei) sull’inclusione: “Sinodo senza contrapposizioni ideologiche né polarizzazioni dannose”
Il presidente dei vescovi marchigiani e membro del Consiglio episcopale spiega il documento dell’assemblea sinodale sull’inclusione: “Ora è tempo di riflettere con sapienza”
Mons. Nazzareno Marconi
ROMA. “Vescovo di Roma e Primate d’Italia” il 14 ottobre papa Leone XIV si era presentato così in Quirinale, ricordando un legame speciale del Pontefice con l’Italia. Di fatto questo legame non solo affettivo, ma di guida nei momenti più difficili e negli snodi più complessi della Nazione e della Chiesa italiana i Papi lo hanno sempre svolto, pur se con stili molto diversi. Per questo merita dare attenzione al rapporto tra i due ultimi Papi ed il Cammino Sinodale delle Chiese in Italia, che ha appena percorso un passaggio cruciale con la Terza Assemblea e la votazione del Documento di sintesi del Cammino sinodale, dal titolo “Lievito di pace e di speranza”. Il Cammino sinodale si era aperto rispondendo a un chiaro invito di Papa Francesco a mettersi in radicale condizione di sinodalità e fin dall’inizio questo percorso di Chiesa è stato caratterizzato da quel Suo: “tutti, tutti, tutti”. Un invito chiaro all’ascolto di tutti ed all’impegno di accogliere, accompagnare, discernere e integrare tutti coloro che desiderano sentirsi parte della Chiesa. Già a questo livello però si è creata un’incomprensione con quanti nel mondo e purtroppo anche nel mondo della stampa e della politica, non comprendono il linguaggio della Chiesa e lo leggono secondo altre categorie linguistiche, come quelle della politica o della sociologia. Il “tutti, tutti, tutti” di Papa Francesco aveva come obiettivo le persone, non le categorie o tantomeno le lobby. Su questo tema Papa Francesco è stato molto chiaro: la Chiesa deve dare ascolto ed accoglienza alle persone in quanto persone e non alle lobby o alle categorie, intese come portatrici polemiche di diritti e di rivendicazioni di alcuni contro gli altri.
Vorrei che per una volta nella Chiesa, poiché solitamente non avviene nella società italiana, le minoranze venissero ascoltate e soprattutto tutte le minoranze. Infatti, spesso si valorizzano le minoranze che “alcuni” riconoscono con decreto insindacabile come “progressiste”, mentre sono ignorate quelle che sempre “gli stessi” unici interpreti del cammino della storia definiscono “conservatrici”. Come ha detto papa Leone nell’omelia del 26 ottobre: “Aiutateci a comprendere che, nella Chiesa, prima di qualsiasi differenza, siamo chiamati a camminare insieme alla ricerca di Dio, per rivestirci dei sentimenti di Cristo; aiutateci ad allargare lo spazio ecclesiale perché esso diventi collegiale e accogliente. Questo ci aiuterà ad abitare con fiducia e con spirito nuovo le tensioni che attraversano la vita della Chiesa – tra unità e diversità, tradizione e novità, autorità e partecipazione –, lasciando che lo Spirito le trasformi, perché non diventino contrapposizioni ideologiche e polarizzazioni dannose. Non si tratta di risolverle riducendo l’una all’altra, ma di lasciarle fecondare dallo Spirito, perché siano armonizzate e orientate verso un discernimento comune”.
Sinodalità
Con l’inizio del Sinodo Universale sulla Sinodalità, sempre Papa Francesco ha poi donato alla Chiesa Italiana un quadro più ampio in cui inserire il suo specifico Cammino Sinodale. Questo quadro di riferimento è stato prezioso, per non cadere nel peccato di “provincialismo” così frequente per le Chiese che sono in Italia, che sono quasi sempre tra le diocesi più piccole del mondo. Collocarsi entro la cornice del Sinodo universale ci ha aiutato, non senza fatiche ed apparenti confusioni, a leggere temi e problematiche in un quadro più ampio ed aperto rispetto alle diatribe di cortile tra “progressisti” e “conservatori”, che tanto appassionano la stampa italiana. Il contributo dato da Papa Leone al Cammino Sinodale si è inserito, provvidenzialmente, nel tempo di riflessione ed ulteriore ascolto vissuto dalla Chiesa italiana tra la Seconda Assemblea, che nei progetti originali doveva essere la definitiva e la Terza che si è celebrata in questi giorni. Tra i tanti interventi, ricchi di sapienza ecclesiale fatti dal nuovo Papa, due hanno segnato particolarmente questa tappa conclusiva e importante del Cammino Sinodale. Il primo, che viene ampiamente citato in molti passaggi del Documento di Sintesi e traccia in qualche modo l’ottica di lettura del Documento appena votato, è stato il discorso di Papa Leone nel suo incontro con i Vescovi italiani del 17 giugno 2025, in cui ha invitato la Chiesa Italiana a porre Gesù Cristo al centro, a educare alla pace e alla nonviolenza, e a vivere scelte coraggiose. Ha inoltre sottolineato l’importanza di vivere la sinodalità e di essere una Chiesa “casa di pace” vicina alla gente, soprattutto ai poveri.
Sintesi
Questo suo intervento ha fornito una sintesi autorevole dell’ascolto sinodale portato avanti per anni dalla Chiesa italiana, che l’ha accolta come un’indicazione sapiente e preziosa. Se ne è visto il risultato nell’approvazione pressoché plebiscitaria che ha ricevuto l’Introduzione del Documento di sintesi. Questa Introduzione, a cui la stampa non ha dato attenzione, è invece una parte cruciale del Documento, perché inquadra la visione di Chiesa ed il linguaggio corretto per comprendere tutto il resto. Il secondo intervento è stato l’omelia del “Giubileo delle équipe sinodali” che ha fornito la cornice di chiusura della Terza assemblea italiana, papa Leone vi ha ribadito questa visione: “siamo invitati a contemplare e a riscoprire il mistero della Chiesa, che non è una semplice istituzione religiosa né si identifica con le gerarchie e con le sue strutture. La Chiesa, invece, come ci ha ricordato il Concilio Vaticano II, è il segno visibile dell’unione tra Dio e l’umanità, del suo progetto di radunarci tutti in un’unica famiglia di fratelli e sorelle e di farci diventare suo popolo”. I partecipanti alla Terza Assemblea del Sinodo Italiano, vissuta provvidenzialmente nel quadro del Giubileo delle equipe sinodali, hanno così potuto capire nel modo giusto il senso di ogni passaggio, mentre la stampa che ha tenuto distinti i due eventi, ha mancato una occasione preziosa per focalizzare bene questo evento di Chiesa italiana ed universale.
Indicazione papale
Tutto si è aperto il 24 ottobre con un incontro guidato dal Papa con i rappresentanti dei sei raggruppamenti continentali del Sinodo universale sulla sinodalità. Alle relazioni, che hanno presentato alcune tematiche più rilevanti per ogni continente, Papa Leone ha risposto dando l’indicazione preziosa e ripetuta di ricollocare ogni continente; quindi, anche il continente europeo di cui l’Italia è parte, entro il contesto di una sinodalità dei continenti del mondo e delle chiese che li abitano. Il Papa ha ricordato quanto sia importante per ogni continente e soprattutto per quello europeo, uscire da una mentalità ancora coloniale, di continente dominante, portatore di una visione che si ritiene quasi infallibile di come oggi debba essere vissuto il cristianesimo. L’invito del Papa è stato pressante ad ascoltare la sapienza vitale dell’Africa, la sapienza spirituale e mistica dell’Asia, la sapienza nel coinvolgimento e nella corresponsabilità dei laici vissuta dall’America Latina. Quando la Relazione del continente europeo ha fatto presente alcune limitazioni e ritardi nell’inserimento della donna nella Chiesa, il Papa ha saggiamente invitato a tenere presenti le diversità culturali che ci sono nel mondo e il fatto che la Chiesa non deve restare prigioniera di una impostazione culturale locale, anche se continentale. La Chiesa europea deve riconsiderare le sue visioni e priorità, che spesso non sono tali in uno sguardo universale, quello che sempre deve avere la Chiesa di Cristo e del Vangelo. E questo vale non solo per il ruolo della donna, che va promosso certo ad ogni livello: essendo liberi da visioni che in tante parti del mondo non ne riconoscono la pari dignità, ma anche liberi da un’impostazione tutta occidentale, dove l’unica via della pari dignità sembra la cancellazione di ogni diversificazione ed ogni specificità.
“In tanti aspetti della vita” amava dire la madre di Papa Leone quando lui era un giovane prete, “le donne non devono puntare ad essere identiche agli uomini, perché ci rimetterebbero, dato che sono migliori”. Infine, è degna della massima attenzione la parola del Papa, già citata prima, nell’omelia della Messa che ha concluso insieme sia il Giubileo delle equipe sinodali che la Terza assemblea del Cammino sinodale italiano.
Significativamente la Terza Assemblea italiana ha vissuto dei momenti di preghiera, ma non ha celebrato altre Eucarestie all’infuori di questa presieduta dal Papa. Questo per chi ha una visione teologicamente corretta della Chiesa e del rapporto tra la Chiesa e l’Eucarestia, è un fatto particolarmente importante: dichiarare che l’Eucarestia della Terza assemblea Sinodale Italiana è stata l’eucarestia del Giubileo del Sinodo Universale celebrata dal Papa, dà a questa celebrazione e soprattutto all’omelia del Santo Padre che in essa è stata pronunciata, una rilevanza teologica ed ecclesiologica di prima grandezza.
Auspicherei che nella pubblicazione definitiva del nostro Documento sinodale che ora viene consegnato ai vescovi, si allegasse sia il discorso del Papa ai vescovi italiani del giugno scorso che questa omelia del 26 ottobre. Vi si trova una indicazione chiara su come vada intesa nella Chiesa, la sinodalità e quindi il quadro di lettura del Cammino sinodale delle Chiese italiane e del Documento di sintesi che ha prodotto con le giuste priorità nei temi e nello stile. Dando una linea molto significativa per il lavoro del prossimo novembre nell’Assemblea Generale della Cei. L’Ascolto sinodale italiano, riassunto dal Documento di Sintesi, presenta infatti “un indice” di temi pastorali, come ha giustamente notato in un recente articolo il prof. Pierangelo Sequeri, dai quali però deve sorgere “un itinerario” di azione pastorale per i prossimi anni. Quali attenzioni e quali priorità dovrà avere l’elaborazione di questo itinerario? Lo dicono chiaramente non solo le parole del Papa in questa omelia, ma anche e soprattutto i numeri delle votazioni dell’Assemblea. Se infatti il Documento di sintesi è stato globalmente riconosciuto come la fedele relazione dell’ascolto fatto in questi anni, alcuni punti che hanno avuto il “non placet” di quasi il 20% dei votanti, da molti non vengono ritenuti né come i più urgenti, né come i meglio compresi e formulati, per cui necessitano almeno di un supplemento di riflessione ecclesiale prima di essere affrontati.
