Treia

Aree interne, il Vescovo a Symbola: «Contro lo spopolamento necessaria una neocultura dell’abitare»

Marconi: «Non bastano resilienza e ritorno»

Neopopolazione e neocultura a confronto nella riflessione di mons. Nazzareno Marconi a Symbola. Il vescovo di Macerata e presidente della Conferenza Episcopale Marchigiana è intervenuto a Treia durante la XIII edizione del festival della Soft Economy. 

Tra i temi trattati quello dello spopolamento dei territori e dei borghi delle aree interne delle Marche: «La civiltà dei piccoli borghi è ormai da tempo soppiantata da quella delle grandi città costiere, che tendono a diventare sempre più grandi ed interconnesse solo tra loro – ha detto il Vescovo –, Symbola ha messo in luce i piccoli e grandi disastri che questo tipo di cambio culturale ha comportato per i territori e l’ecologia umana». 

Un quadro «inurbato anonimo e senza radici», secondo mons. Marconi, dal quale non si potrà uscire confidando soltanto su assistenzialismo e una inversione di tendenza: «Non bastano resilienza e ritorno, ma è necessaria una neopopolazione dei territori da incoraggiare e sostenere – ha spiegato il Vescovo –, questo comporta però inevitabilmente l’elaborazione di una neocultura delle aree interne e dei borghi». 

Ma di cosa si intende? «Una neocultura dell’abitare e dell’abitare e del produrre nelle aree interne, che risulti dall’incontro virtuoso tra la cultura resiliente delle comunità che hanno storicamente abitato i borghi e gli apporti culturali dei nuovi abitanti – ha continuato Marconi –; un esempio virtuoso lo possiamo trarre dall’opera di padre Matteo Ricci».

A partire dal concetto classico e soprattutto cristiano dell’amicizia, padre Matteo Ricci propose la produzione di una neocultura Missionaria, oggi definita tecnicamente “inculturazione”, un modello alternativo sia alla colonizzazione chi ha il semplice meticciato culturale: «Questo comporta una valutazione comune e concorde delle ricchezze culturali che i gruppi umani destinati ad incontrarsi e a convivere in uno stesso territorio possono mettere in campo, in vista dell’elaborazione di una nuova cultura – ha aggiunto il presidente della CEM –, che comporti l’adozione comune di quanto di meglio e di più adatto appare in ogni cultura di partenza, in vista dell’abitare e del promuovere la vita nella sua pienezza in un dato territorio».

Padre Matteo Ricci cercò di portare avanti il suo progetto «con ampiezza di analisi e coraggio». Visione ripresa anche dal suo amico e alunno Xu Guangqi, considerato in Cina il fondatore delle “città”.

Ascolta qui l’intervento integrale del vescovo Marconi dal minuto 17’20”.

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