Carissimi Gloria e Filippo,
10 anni fa, l’8 dicembre 2010, dopo un lungo cammino di discernimento iniziato negli anni 90 con il Vescovo Conti, mons Claudio Giuliodori riconosceva ufficialmente all’interno dell’Associazione Mariana Regina dell’amore “una speciale forma di vita consacrata per uomini e donne, chiamati a vivere i consigli evangelici, denominata ‘Figli del Sacro Cuore di Gesù’”. Oggi Gloria e Filippo fanno la loro Professione solenne in questa Comunità di Consacrati.
Da Vescovo di questa Chiesa diocesana sento molto la mia vocazione pastorale di essere: colui che guarda e custodisce, per guidare nella sequela di Cristo. Perciò in questi 6 anni e mezzo ho continuato a guardare e custodire questa Comunità di Consacrati, ben cosciente che non siete miei, ma solo del Signore.
Questo sguardo, che nel tempo è cresciuto nella stima e nell’affetto, mi restituisce ormai una visione del vostro Carisma che vorrei semplicemente condividere, per incoraggiarvi ad una sequela ancora più intensa e sicura.
Le parole bibliche che hanno ispirato fin dall’inizio il vostro carisma sono davvero luminose:
“Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Gal 2,20).
“Voi siete la luce del mondo” (Mt 5,14).
“Fate tutto quello che egli vi dirà” (Gv 2,5).
“Ecco tua madre” (Gv 19,27)
È infatti la Parola di Dio ascoltata e conservata nel cuore (Lc 2,51) da Maria e Paolo, che davvero ha dato origine alla vostra comunità di consacrati. La Parola unita alle parole della grande tradizione ed in particolare dei santi come: “Ora et labora”. Sintesi potente che rimanda alla Regola di S. Benedetto. Ed: “alle anime semplici non occorrono mezzi complicati”. Parole che tracciano la “Piccola via alla santità” di Santa Teresa di Lisieux.
In queste poche righe c’è già tutto, perché la vostra non deve essere una vita dalle tante parole, ma una vita consacrata piena di preghiera, di silenzio, di azione. Qui sta infatti il carattere squisitamente Mariano del vostro carisma. Siate figli della Vergine orante, della Madre dell’ascolto, della Regina della nostra salvezza!
Io vorrei solo brevemente proporvi un’icone evangelica che mi sembra sintetica di tante, se non tutte, queste suggestioni spirituali.
La vita spirituale del cristiano non è altro che una costante imitazione di Cristo ed ogni Carisma è l’accentuazione di un singolo aspetto del mistero, che solo Cristo ha vissuto integralmente.
La vostra vita consacrata, per come la contemplo da più di 6 anni, mi sembra sia caratterizzata dall’imitazione degli anni della vita di Gesù, Maria e Giuseppe a Nazareth. Questa vita di Nazareth è legata a filo doppio alla devozione Lauretana. Al cuore del santuario di Loreto, che sentiamo davvero nostro, non sta tanto la devozione ad una Casa di pietre, ma soprattutto a quello che rappresenta: lo stile di vita che Gesù visse a Nazareth per ben trenta anni.
Cosa caratterizzava la vita di Nazareth? I pochi brani del vangelo che la riguardano lasciano intravvedere con chiarezza alcuni capisaldi.
Era una vita in mezzo alle vite degli uomini comuni. Nazareth era un villaggio tra tanti. Povere case, famiglie, persone dai nomi comunissimi a quel tempo come Maria, Giuseppe ed anche Gesù (Lc 1,26). Eppure l’angelo di Dio va proprio lì. Perché non importa dove state, quanto anonima ed apparentemente poco importante è la vostra presenza tra gli uomini, ma importa che sentiate su di voi questo sguardo del Padre, che dall’alto segue ogni vostro passo e vi sostiene nel cammino. Ecco la vostra prima testimonianza da dare al mondo: credere ed annunciare che ogni vita, come la vostra, è preziosa agli occhi di Dio.
Era una vita semplice che puntava all’essenziale. Gesù a Nazareth cresceva in sapienza, età e grazia (Lc 2,52). Questo è l’essenziale! Ogni giorno “crescere in età” cioè avere sempre cura del prezioso dono della vita. Dono sacro da difendere, promuovere, proteggere. Poi “crescere in sapienza” lasciandosi guidare dalla Parola di Dio e non delle ideologie umane. Questa sapienza ci fa liberi Figli di Dio, che vivono nel mondo ma non del mondo (Gv 17,14). E soprattutto “crescere nella grazia di Dio” attraverso la preghiera ed i sacramenti. I veri tesori che la Chiesa dona al mondo.
Era una vita di lavoro. Gesù lavorava con le sue mani, tra fratelli e sorelle che lavoravano con lui, “il figlio del falegname” (Mt 13,55-56) orgoglioso di questo titolo che non smentisce. Gesù non stava mai in ozio, ma operava sempre, facendo il bene, proprio come il Padre celeste (Gv 5,17).
Era una vita al ritmo della tradizione di fede di Israele. Gesù andava ogni sabato in sinagoga e leggeva la Scrittura (Lc 4,16). Pregava spesso ed a lungo (Lc 5,15-16) come uno che ha imparato fin da bambino a ritmare la sua vita di preghiera. Celebrava ogni anno la pasqua (Lc 2,41) e le altre feste della fede.
Era infine una vita coraggiosamente innovativa. Come dimostra Gesù, quando già a dodici anni rivela che era venuto ad occuparsi delle cose del Padre suo (Lc 2,37-38) a dare una svolta nuova alla storia del mondo.
Questa è la straordinaria e normalissima vita di Gesù a Nazareth. Questa la vita che hanno vissuto con Lui Maria e Giuseppe. Questa mi sembra una bellissima icone da consegnare a Gloria e Filippo per guidarli nel cammino che li attende assieme a tutti voi.
Tutti vi applaudiranno? Tutti vi capiranno? Non dimenticate che questa vita del nascondimento in Dio, il mondo fatica davvero a comprenderla. Anche voi sentirete dire. “Cosa vuoi che venga di buono da Nazareth!” (Gv 1,46). Ogni volta che accadrà non scoraggiatevi, ma come il Filippo del Vangelo rispondete: “Vieni e vedi!” (Gv 1,46). Siate accoglienti con tutti, testimoniando nei fatti la vita buona del Vangelo. “Siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Ma questo sia fatto con dolcezza, rispetto e retta coscienza” (1Pt 3,15-17).
Carissimi Gloria e Filippo, carissimi Figli del Sacro Cuore di Gesù, questo credo sia quello che oggi vi chiede il Signore, la visione sulla quale continuare a camminare verso di Lui, che sempre ci viene incontro.
Non è un caso che questa festa che stiamo vivendo si celebri proprio al primo inizio dell’Avvento. Avanzate per mano con Maria, che cammina verso il Natale tenendo Gesù in grembo. Gesù che cresce in Lei ogni giorno, subito sotto il Suo cuore. Lei più di tutti poteva dire: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Gal 2,20).