17-03-2022
La liturgia cristiana delle esequie si chiude con un rito di benedizione del defunto e di canto dell’assemblea che si chiama “commiato” da cum meare “accompagnare nel passaggio”. Questa è la speranza della nostra fede: accompagniamo con la preghiera ed il canto don Luigi in questo suo passaggio verso il Signore, nell’attesa del giorno in cui tutti ci ritroveremo in Dio.
Le letture di questo giorno di Quaresima ci offrono una parola preziosa per vivere da cristiani il commiato al nostro don Luigi.
Le due letture mettono a confronto due stili di vita, due modi di interpretare il nostro passaggio sulla terra, tra i quali ciascuno è chiamato personalmente a decidersi. Il profeta Geremia sintetizza la scelta che raccomanda a tutti di fare con una benedizione: “Benedetto l’uomo che confida nel Signore” e ci offre una prova per riconoscere chi ha fatto suo questo stile di vita: “sarà come un albero che non smette di produrre frutti”. Questo criterio sfugge a tutte le falsità. “Dio che saggia i cuori” dice ancora il profeta, “valuta secondo il frutto delle nostre azioni”. Dio vede la scelta che ciascuno ha fatto.
Voi che siete qui, la presenza di tanti in questi giorni, le parole “non di circostanza” che ho udito da tanti su don Luigi, sono il biglietto da visita con cui si è presentato al Signore: un uomo ed un prete che ha confidato nel Signore ed ha vissuto impegnandosi a portare frutto. Frutti nell’apostolato dei laici, come hanno testimoniato i messaggi dei vertici nazionali dell’Azione Cattolica, della Fuci e di varie altre realtà a movimenti. Frutti nel mondo dei media, testimoniati da quanto hanno scritto tanti colleghi giornalisti e la dirigenza della FISC. Infine, tanti frutti nascosti, che solo il Signore conosceva e che oggi parlano.
Il vangelo del ricco epulone conferma la necessità di scegliere “la vita buona del vangelo” come diceva un documento CEI tra i tanti commentati e spiegati da don Luigi. Questa parabola evangelica insegna però “la vita buona” descrivendola al negativo. Un mio amico, un arcivescovo ormai in pensione da anni, mi ha spedito giorni fa le bozze del suo ultimo libro, uno dei tanti libri che anche don Luigi avrebbe amato leggere, è intitolato: “Quello che un vescovo non dovrebbe mai fare”. Il vangelo di oggi potremmo intitolarlo: “quello che un cristiano non dovrebbe mai fare” e mi sembra una foto al negativo di quello che ha caratterizzato la vita di don Luigi.
Il ricco della parabola: vive una vita comoda centrata su di sé, non da attenzione a chi gli sta a fianco, in definitiva scava un abisso di incomunicabilità e di mancanza di empatia tra sé e gli altri.
Don Luigi si è sempre sforzato di vivere uno stile di vita del tutto opposto. Tanti hanno ricordato episodi in cui si è allegramente scomodato per farsi vicino, per comunicare simpatia, per ascoltare e per comprendere. Se c’è una parola che non definisce lo stile cristiano, ebbe a dire Don Milani, era il motto delle squadracce degli anni ’20, che non ripeto per non dargli importanza. A loro il Priore di Barbiana a cui don Luigi si ispirava, contrapponeva un motto inglese “I Care”, mi interessa, mi coinvolgo, sono attento, voglio farmi vicino. Ad un giornalismo che ha la sua molla nell’audience, nel desiderio di stupire e di scioccare, don Luigi ha sempre preferito il racconto che nasce dalla voglia sincera di comprendere, di coinvolgersi, di farsi vicino. È una lezione che spero non vada perduta, vorrei anzi che diventasse un punto fermo dello stile almeno dei nostri media diocesani, che lui ha fatto nascere e crescere.
In questo mondo segnato dalla guerra, dove la guerra insozza tutto, anche il mondo della comunicazione, che diventa propaganda di odio, la delicatezza e l’empatia del nostro don Luigi ci mancano molto.
In questo mondo segnato dalla guerra, dove la guerra insozza tutto, anche il mondo della comunicazione, che diventa propaganda di odio, la delicatezza e l’empatia del nostro don Luigi ci mancano molto.
Preghiamo per Lui in questa messa, preghiamo per la pace ed il mondo della Comunicazione, e vorrei ringraziare di cuore soprattutto i suoi cari e tanti amici compresi medici ed infermieri che in questo tempo di malattia si sono presi cura di lui con affetto e delicatezza.