Carissimi “fratelli tutti”,
ciò che deve caratterizzare la speranza cristiana è la capacità di attendere con perseveranza ciò che non è ancora visibile (Rm 8,24-25).
In questo tempo di Chiesa così tribolato ed anche spaventato, la grande tentazione è di contare solo sulle nostre forze e perciò, al massimo, di sperare di sopravvivere al Covid19. Una speranza così piccola però potrebbe ammalare non solo i singoli, ma anche la nostra intera Chiesa diocesana. Una Chiesa semplicemente “sopravvissuta” sarà ancora più fragile, insicura, insignificante di quanto eravamo prima. Oltre questo tempo di pandemia non dobbiamo perciò semplicemente sopravvivere, ma risorgere.
Risorgere non è tornare alla vita di prima, come fece Lazzaro che poi morì di nuovo (Gv 11,1-44), ma passare alla vita eterna dei risorti: una vita di pienezza e di comunione con Dio senza limiti e barriere, come la vita risorta di Gesù. Risorgere dalla pandemia è perciò passare ad una vita di Chiesa rinnovata e più piena, più aderente al Vangelo, più capace di dialogare col mondo di oggi e di essere per tutti una proposta significativa ed attraente di vita buona.
Papa Francesco ha ricordato che da una crisi si può uscire in tanti modi e la cosa peggiore di una crisi è: “sprecare l’occasione di uscirne migliori” (Catechesi del 26-08-2020). Non vorremmo davvero farlo e per questo è giusto ricordare e focalizzare delle cose preziose, che ci sta insegnando questo tempo di lotta e di fatica.