Carissimi fratelli e sorelle,
mi è stato bonariamente rimproverato che dopo due anni di servizio episcopale in mezzo a voi non avevo ancora scritto una Lettera Pastorale. Il fatto è che nei miei molti anni da vice-parroco e parroco, ho visto tanti libretti contenenti le Lettere Pastorali dei vescovi prendere la polvere in pacchi ancora sigillati sui banconi delle sacrestie e mi ero ripromesso di non continuare ad alimentare questa “tradizione”.
Non volendo però mancare ad un mio dovere, davanti ad un anno pastorale che vogliamo dedicare a riflettere su: come vivere ancora meglio il grande valore evangelico della Carità, ho cominciato a leggere e studiare, perché da sempre “ex libris libri fiunt” cioè “i nuovi libri nascono da altri libri”. Così ho ritrovato una Lettera Pastorale sulla Carità del Card. Martini scritta esattamente 30 anni fa ed intitolata “Farsi prossimo”. Come tutti i miei libri è piena di sottolineature, note e scarabocchi vari, che testimoniano come fin dalla prima lettura mi avesse appassionato e provocato a riflettere. L’ho riletta perciò con attenzione ed ho pensato che la cosa più bella che potevo fare, non era scrivere per voi una Lettera Pastorale sulla Carità, ma copiarla.
Per questo vi offro una sintesi con ampi stralci della Lettera del Card. Martini, che nel tempo non è scaduta, ma come un buon vino invecchiato ha guadagnato di corpo e di aroma. Per non appesantire la lettura riporto il suo testo in corsivo, senza altre indicazioni, perché vorrei invitare tutti a rileggerlo per intero e meditarlo attentamente. Di mio ci metto solo qualche riga che evidenzia ciò che mi sembra importante per adattarla alla nostra realtà locale ed a questo nostro tempo di Chiesa.
Sono certo che dal cielo il Card. Martini perdona con un sorriso questa impertinenza di un vescovo, nel cuore rimasto quel seminarista curioso che nel 1978 lo ascoltava appassionato nelle sue Lectio romane e qualche volta lo interrogava con domande non sempre centrate.
Per conservare il tono di un alunno che rilegge con voi il testo di un maestro, che vorrei sentiste vicino, certo di non fargli un torto, lo citerò come lo chiamavamo allora: Padre Martini.