2022/09/04 Omelia Santa Messa Festa della Madonna della Misericordia

04-09-2022

La festa della Mater Misericordiae, Patrona principale della nostra Diocesi, è segnata da una bella tradizione: quella delle “Canestrelle”. I nonni, i padri ed i bambini portavano una Canestrella di grano alla Madonna perché si facesse un solo mucchio, un monte frumentario, come si diceva nel passato, da cui fare pane per i poveri. E la cosa importante è che portando la Canestrella, che nel passato per la povera gente di campagna significava privarsi di qualcosa di utile e prezioso, si faceva festa e si veniva gioiosi. Questa festa insegnava a tutti che donare a chi ha bisogno, non impoverisce chi dona, ma lo rende migliore, più buono e più sereno nell’intimo.

Questa lezione di umanità oggi è più preziosa che mai. Ci stiamo avviando verso un inverno complesso, un tempo ancora di guerra, di crisi economica e lavorativa. Sarà un tempo di verità, perché rivelerà chi siamo. Se ognuno si chiuderà spaventato dai suoi problemi, se chi è più forte sprangherà la porta per paura che ciò che ha non gli basti, vivremo un inverno gelido. Non per la mancanza di gas, ma per il freddo dentro i cuori.

La festa delle Canestrelle ci insegna il valore della generosità e del dono, del cuore aperto a chi è vicino, a chi ha bisogno, a chi chiede almeno il conforto della sensibilità e dell’affetto.

Fra un anno non saremo uguali, questo è certo, o saremo migliori o peggiori e non dipende da ciò che dovremo affrontare, ma dal modo in cui lo affronteremo. Se lo faremo insieme, con fede, speranza e carità o con chiusura, egoismo e paura.

Di fatto tra poco comincerà un anno di scuola, e per tutti noi sarà un anno di scuola di vita e di scuola di fede cristiana, perché quando c’è da portare una croce, piccola o grande, noi tutti torniamo ad imparare l’umanità ed il vangelo. Speriamo davvero che con l’aiuto della Madonna nessuno sia bocciato a questo esame della vita e soprattutto ci aiutiamo sentendoci tutti figli di un’unica famiglia: “fratelli tutti” come dice il Papa.

Oggi è stato beatificato Papa Luciani; Giovanni Paolo I°. Da lui ho imparato a predicare con le immagini semplici della vita di una volta. Vorrei farlo anche stasera.

Il mio maestro elementare, siccome ero bravino a scuola, mi mise accanto ad un compagno piuttosto “lento” e poi mi insegnò una cosa più importante della grammatica. “Io sono il maestro e devo impedirvi di copiare, ma se tu sei bravo davvero devi fare il tuo compito e trovare il modo di aiutare il tuo amico senza farti scoprire”. Su quei banchi di legno con ancora il buco del calamaio ed i nomi incisi col temperino da alunni che ormai erano nonni, ho imparato la gioia di fare il bene ed anche la soddisfazione di inventarle di tutte per riuscirci. Allora non lo sapevo, ma il mio maestro, facendo così, mi aveva insegnato ad essere cristiano “all’Italiana”, una cosa di cui ancora vado fiero. Da questo inverno difficile ne usciremo tutti se saremo cristiani e magari anche all’italiana, che vuol dire con carità, con genialità e con il sorriso.

La parola di Dio di questa messa ci insegna un secondo segreto di questa speranza: dice Dio “rallegrati, perché io vengo ad abitare in mezzo a te”. La forza della fede e la luce della speranza nascono dal cuore quando sentiamo la vicinanza del Signore. Ma per avere questa sensibilità, dobbiamo nutrire i nostri giorni di preghiera.

Permettete che sia sincero: oggi siamo poveri di fede, di speranza e di carità perché preghiamo poco. Tanti mi dicono: “padre ci mandi un prete che dica la messa di corsa e ad un’ora che non sia troppo scomoda”. Chi già tratta così la messa della domenica, mi immagino come può pregare nel resto della settimana.

Vedete, la preghiera è come il pane dell’anima, è il suo nutrimento di base. Senza preghiera l’anima dimagrisce e si ammala di tristezza profonda. Oggi c’è una malattia tremenda e strana, su chiama anoressia. Chi ne è affetto sta male perché non mangia, ma se gli chiedete perché sta male, dirà che mangia troppo, che tutti lo costringono a mangiare ma questo lo fa stare peggio. Queste povere persone mangiano sempre di meno, deperiscono sempre di più e si arrabbiano con chi gli dice che devono nutrirsi.

Oggi incontro tanti con l’anoressia dell’anima. Non pregano, si intristiscono, e se gli dico di pregare e di stare vicini al Signore, mi rispondono che adesso stanno male, che non hanno tempo, che lo faranno quando staranno meglio e saranno più sereni.

Carissimi, in uno dei prossimi giorni trovate il tempo per tornare da soli in chiesa. Portare alla Madonna una “canestrella” di preghiere, bene fatte, fatte con calma, fatte col cuore e non per voi, ma per i tanti poveri d’anima che debbono incontrare Dio. Poi pensateci un po’ e vedrete se questo non vi ha fatto bene davvero. A volte si inizia a guarire dall’anoressia dell’anima proprio così.

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