2022/12/25 Omelia del giorno di Natale

25-12-2022

Carissimi,
san Paolo VI, celebrando nella notte di Natale del 1968 la Messa nell’acciaieria di Taranto, davanti ad una massa di operai che lo avevano accolto con affetto e rispetto ebbe il coraggio di porsi una domanda diretta e cruda: «le parole di noi uomini di
Chiesa, sono ancora comprensibili per l’uomo di oggi?». 
E si poneva un obiettivo chiaro: aiutare chi stava ascoltando il Vangelo a comprendere che quelle parole parlavano alla sua vita concreta, alle sue gioie ed alle sue paure e davano senso al suo cammino quotidiano.

Cosa ci dice il Vangelo di oggi, così che tutti lo possano sentire come una parola di bene per la loro vita?
San Giovanni evangelista ci parla del mistero di Dio, del fatto che in quel bambino nato a Betlemme Dio si è avvicinato a noi. Il Creatore di tutto, la cui grandezza non sappiamo neppure immaginare se pensiamo all’immensità dell’universo, si è avvicinato a noi. Tanto da poterlo vedere in un volto umano, da poterlo udire in parole umane, da poterlo toccare in una carne umana, fragile e mortale. Questo è il
mistero del Natale, di Dio che si fa uomo e si fa bambino a Betlemme.

Nessuno di noi al Suo posto, al posto di Dio l’avrebbe fatto! Quando diventiamo minimamente importanti e spesso ci basta davvero poco: uno scatto di carriera da impiegato a capufficio; subito pensiamo di doverci occupare di cose importanti e di non avere tempo ed attenzione per i piccoli, i fragili, gli ultimi. Ma Dio, ci dice san Giovanni, non soffre come noi di manie di grandezza!

Dio è come la luce. La luce si spande nell’universo e dalla grandezza delle stelle scende e giunge ad illuminare anche i piccoli granelli della polvere della strada. Dio è come la vita. La vita che si diffonde e rende vivi gli esseri più grandi, fino a comunicarsi rendendoli anch’essi viventi, agli infinitesimi organismi, che sono invisibili anche all’occhio del microscopio.

Dio è tanto grande che non ha timore di farsi piccolo, è tanto potente che non ha timore di farsi fragile, è tanto forte che non ha timore di amarci scommettendo che accoglieremo il suo amore.

Eppure, quante volte il Signore perde questo azzardo! Se c’è una cosa che dovrebbe sconvolgerci, diceva san Francesco, è che: «l’Amore non è amato». Che la luce che scende fino a noi è spregiata, tanto che preferiamo le tenebre. Che la Parola di Dio che si fa udire da noi, è invece sommersa da un mondo di chiacchiere. Che la vita eterna che ci è offerta, non ci interessa, perché preferiamo rubarci a vicenda una vita mortale e materiale, che temiamo ogni giorno di perdere se la condividiamo con gli altri. «Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto», commenta amaramente san Giovanni. Ma tra tante porte chiuse, Gesù trovò una misera capanna aperta, e fu felice di entrare e di nascere su quella paglia. Quanto è grande un Dio che sa accontentarsi della misera capanna del tuo e del mio cuore! Un Signore così grande da non temere i nostri peccati, lo sporco delle nostre vite imperfette e piene di egoismo, il freddo dei nostri cuori che non sanno ricambiare l’amore.

Se lo accogliamo così come siamo, Gesù non teme di entrare nelle nostre vite disastrate. Per questo il vangelo dice: «ma a quanti lo hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio».

Questo è l’annuncio sconvolgente con cui il Natale cambia le nostre vite. Se accogli il Signore non diventi subito né grande, né buono, né perfetto, ma diventi “figlio”. E quando diventi Figlio, Dio ti ama come sei, perché da vero padre ama suo figlio semplicemente perché è il figlio. Un figlio peccatore, ma figlio ed amato.

Come il padre della parabola lo abbraccia, senza paura di sporcarsi per i suoi abiti da guardiano dei porci. Poi certo lo inviterà a lavare il suo male, a rivestirsi dell’abito della vita nuova, a mettere al dito l’anello di una nuova fedeltà all’amore ricevuto. Dio ti ama come sei, ma ti vuole migliore e ti aiuterà ad esserlo se ti lascerai aiutare.

Il Natale è tutto in questo mistero di Dio che si fa vicino e ci chiede di provare ad avvicinarci a Lui. Se siete qui a pregare, davanti al suo altare, dentro la casa della preghiera, fianco a fianco con i fratelli nell’umanità e nella fede, avete già fatto un primo piccolo passo nella direzione giusta. Un passo piccolo, ma certo un passo buono.

Per voi è già un Natale buono e non solo il “Buon Natale” delle réclame e dei lustrini. Insieme con il Signore vi aspetto domenica prossima, per un altro piccolo passo avanti sulla via del bene.

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