2022/12/31 Omelia Santa Messa col Canto del Te Deum

31-12-2022

Carissimi,

in questa fine d’anno, se aprite la televisione troverete tanti maghi che predicono il futuro a base di oroscopi, fondi di caffè ed altre stupidaggini “acchiappa-citrulli” come si chiamava la città di Pinocchio.

Questo succede perché gli uomini vogliono sempre prevedere cosa accadrà e la fine di un anno o l’inizio di quello nuovo sono tempi propizi per le previsioni.

Ma le previsioni le sanno fare solo i veri profeti, quelli che uniscono fede e ragione e sono soprattutto ricchi di umiltà. Uno di questi ha scritto in proposito: “Dobbiamo essere cauti nei nostri pronostici. Quello che ha detto Sant’Agostino è ancora vero: l’uomo è un abisso; nessuno può prevedere quello che uscirà da queste profondità. E chiunque creda che la Chiesa sia non solo determinata dall’abisso che è l’uomo, ma raggiunga l’abisso più grande, infinito, che è Dio, sarà il primo a esitare con le sue predizioni, perché questo ingenuo desiderio di sapere con certezza potrebbe essere solo l’annuncio della sua inettitudine storica”.

Chi ha scritto queste parole sagge, quando in una intervista radiofonica il 25 dicembre 1969 gli chiesero di prevedere il futuro della Chiesa, era il professor Joseph Ratzingher.

Fra cento anni capiremo quale dono ha fatto Dio alla Chiesa con quest’uomo di fede e di sapienza. Per ora possiamo solo dire “grazie!”. Ma in quell’intervista il futuro papa Benedetto XVI cercava comunque di dare un timido sguardo al futuro e quello che diceva, che in gran parte vediamo già avverato, testimonia la bontà della profezia.

Annunciava un tempo di grande prova per la Chiesa, ma che non avrebbe segnato la fine della fede in Cristo, solo una sua purificazione. È il tempo in cui viviamo e che abbiamo ancora davanti. Le sue parole di 53 anni fa rilette oggi, sono per me fonte di luce e di speranza, ascoltate:
“Il futuro della Chiesa può risiedere e risiederà in coloro le cui radici sono profonde e che vivono nella pienezza pura della loro fede. Non risiederà in coloro che non fanno altro che adattarsi al momento presente o in quelli che si limitano a criticare gli altri e assumono di essere metri di giudizio infallibili, né in coloro che prendono la strada più semplice, che eludono la passione della fede, dichiarandola falsa e obsoleta, tirannica e legalistica, tutto ciò che esige qualcosa dagli uomini, li ferisce e li obbliga a sacrificarsi. Per dirla in modo più positivo: il futuro della Chiesa, ancora una volta come sempre, verrà rimodellato dai santi, ovvero dagli uomini le cui menti sono più profonde degli slogan del giorno, che vedono più di quello che vedono gli altri, perché la loro vita abbraccia una realtà più ampia”.

Il Signore ci ha donato con Benedetto XVI un tale uomo di Dio. Le sue parole ed i suoi scritti possono aiutarci a camminare nel giusto sentiero, che non è sempre semplice ne indolore, ma chi fugge la croce fugge il Crocefisso.

Per questo continuava: “La generosità, che rende gli uomini liberi, si raggiunge solo attraverso la pazienza di piccoli atti quotidiani di negazione di sé. L’uomo vede solo nella misura di quello che ha vissuto e sofferto. Se oggi non siamo più molto capaci di diventare consapevoli di Dio, è perché troviamo molto semplice evadere, sfuggire alle profondità del nostro essere attraverso il senso narcotico di questo o quel piacere. In questo modo, le nostre profondità interiori ci rimangono precluse. Se è vero che un uomo può vedere solo col cuore, allora quanto siamo ciechi! In che modo tutto questo influisce sul problema che stiamo esaminando? Significa che tutto il parlare di coloro che profetizzano una Chiesa senza Dio e senza fede sono solo chiacchiere vane. Non abbiamo bisogno di una Chiesa che celebra il culto dell’azione nelle preghiere politiche. È del tutto superfluo. E quindi si distruggerà. Ciò che rimarrà sarà la Chiesa di Gesù Cristo, la Chiesa che crede nel Dio che è diventato uomo e ci promette la vita dopo la morte”.

E perché non crediate che stesse parlando solo ai cristiani tiepidi lasciando noi preti a giudicare dall’alto concludeva:

“Il tipo di sacerdote che non è altro che un operatore sociale può essere sostituito dallo psicoterapeuta e da altri specialisti, ma il sacerdote che non è uno specialista, che non sta sugli spalti a guardare il gioco, a dare consigli ufficiali, ma si mette in nome di Dio a disposizione dell’uomo, che lo accompagna nei suoi dolori, nelle sue gioie, nelle sue speranze e nelle sue paure, un sacerdote di questo tipo sarà sicuramente necessario in futuro”.

Vi invito a leggere e meditare il resto di questo che considero il testamento spirituale di Papa Benedetto XVI. A me, per fare l’esame di coscienza di fine anno queste parole sono state già sufficienti.

Che quest’uomo di Dio continui dal cielo la sua missione di preghiera e di sostegno alla chiesa di Papa Francesco che ha vissuto tra noi negli ultimi 10 anni della sua vita sulla terra.

Buon anno.

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