2023/03/03 2° Quaresimale

I sacramenti e le età della vita
03-03-2023

Introduzione

Una seconda colonna della pastorale parrocchiale che mostra ancora il suo valore, pur nei necessari adattamenti ad un mondo che cambia, è l’accompagnamento spirituale ed umano delle persone. La parrocchia lo attua soprattutto fornendo un sostegno spirituale lungo tutte le età della vita con l’amministrazione dei sacramenti.

Dal quarto secolo, da quando la grande maggioranza dei cristiani hanno iniziato a nascere in una famiglia ed un contesto cristiano, e non ci si convertiva più da adulti, la Chiesa ha standardizzato un accompagnamento spirituale, in sintonia con i passaggi cruciali delle età della vita. Soprattutto i primi sacramenti sono così diventati, anche a livello sociale, dei riti di iniziazione prima alla vita e poi alla vita adulta. Tanto che li chiamiamo: i sacramenti dell’iniziazione cristiana. D’altra parte, pensare il cammino di crescita della fede di una persona in sintonia con la crescita della sua vita fisica è così logico e positivo che già san Paolo fa questo parallelo, parlando ai Corinzi della crescita della sapienza di fede, legata alla crescita naturale delle facoltà cognitive.

Lettura

Dalla Prima lettera ai Corinzi (1Cor 13,8-12)

La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino. Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto.

La parrocchia accompagna la crescita umana.

La parrocchia, attraverso varie catechesi preparatorie specifiche, poi la celebrazione dei sacramenti ed infine l’importante tappa della mistagogia, punta a realizzare proprio questo accompagnamento della crescita nelle varie età della vita di cui parla S. Paolo. La parola antica ma molto bella: “mistagogia” definisce il cammino, fatto di apprendimento, conoscenza e testimonianza, che il cristiano compie dopo avere ricevuto un sacramento, quando inizia a viverne gli effetti. Ogni sacramento ben vissuto richiede perciò il tempo della preparazione, quello della celebrazione e infine il cammino mistagogico.

È sempre più chiaro che le tappe di crescita della vita umana, “le età della vita” come le chiama in un suo bel libro il grande teologo Romano Guardini, per un cristiano dovrebbero coincidere con una crescita e maturazione della fede. La prima finalità della parrocchia, infatti, è curare la trasmissione della fede da una generazione all’altra e curarne la maturazione nella vita di ognuno.

Da una età all’altra.

I passaggi tra le età della vita non sono degli scatti meccanici, ma dei processi lenti, in cui la nuova età prima di tutto matura nell’intimo della persona, che prende graduale coscienza delle sue caratteristiche. Ad esempio, il passaggio dalla infanzia all’adolescenza si prepara a mano a mano che il bambino comprende di essere una persona distinta dal padre e dalla madre, di avere non solo bisogni materiali, ma dei gusti e dei desideri personali, spesso diversi da quelli dei genitori.

Abbiamo però nella vita anche degli scatti, dei momenti speciali che segnano il cambiamento. Oggi la festa dei compleanni, l’inizio di un nuovo tipo di scuola, il patentino del motorino che da indipendenza nella mobilità, sono degli snodi celebrativi della crescita, “riti laici” che segnano il passaggio da una età all’altra. Dopo la “celebrazione” del passaggio attuata con questi “riti laici”, il nuovo adolescente ha ancora bisogno di tempo per comprendere chi è diventato, per incarnare bene il nuovo stile di vita che è chiamato ad interpretare. C’è quindi anche qui una specie di mistagogia.

I sacramenti dell’iniziazione cristiana.

Nella vita di fede la parrocchia accompagna il passaggio di maturazione umana dell’infanzia all’adolescenza con la celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana. Per tutto quello che abbiamo detto: una buona celebrazione, non può ridursi al rito sacramentale, ma ha bisogno di un tempo ed un percorso di preparazione.

Questa catechesi pre-sacramentale non dovrebbe, soprattutto oggi, limitarsi alla trasmissione di contenuti, alla scuola di catechismo, se vuol essere un tempo che prepari una vera crescita nella trasmissione della fede. Secondo la parola di Paolo un primo gradino dei sacramenti della iniziazione cristiana dovrebbe operare il passaggio da una fede “da bambino” ad una fede da “adolescente”. Non si tratta solo di nuovi concetti da apprendere.

La fede del cuore e quella della mente.

La fede, infatti ha due dimensioni intrecciate ma distinguibili, che la teologia scolastica chiamava: “Fides qua creditur” la fede con cui si crede e “Fides quae creditur” il contenuto che viene creduto. La prima dimensione (Fides qua) è l’atteggiamento interiore e profondo di affidamento a Dio ed a ciò che Lui ci dice. Mi piace definirla: “la fede del cuore”. Questo atteggiamento, di fiducia esistenziale in Dio, precede e fonda la nostra riflessione su: chi è Dio per noi, cosa ci comunica e cosa ci chiede. Questi contenuti della fede (Fides quae), vengono dopo la disponibilità del cuore ad accoglierli. Essi definiscono quella che potremmo definire: “la fede della mente”. Con una parabola un po’ semplicistica, ma efficace, potremmo dire che: prima si modella un vaso, la fede del cuore, e poi lo si riempie di contenuto, la fede della mente.

Se la preparazione ad un sacramento deve soprattutto trasmettere una vera crescita e maturazione della fede, dovrà curare insieme ambedue gli aspetti della fede: la fede del cuore e quella della mente.

Per questo la preparazione deve essere un tempo di crescita nella conoscenza di Dio e della Chiesa, che nutre la mente, ma anche di nuove e concrete esperienze di Dio e della Chiesa, che fanno crescere nel cuore l’atteggiamento di affidamento fiduciale a Dio e quindi anche alla Chiesa.

Dalla “fede del cuore” di un bambino che cerca soprattutto protezione e coccole, bisogna crescere alla “fede del cuore” di un adolescente, che vuol capire ed entrare in una relazione personale e responsabilizzante con il Signore e con la comunità dei credenti. Poi questo scatto di crescita nella fede va celebrato con una ritualità sacramentale, che chiaramente cambia allo stesso modo.

Così un bambino “riceve” il battesimo come un dono. Poi, dopo qualche anno, inizierà a vivere da protagonista la fede, nella celebrazione eucaristica e nel sacramento della penitenza. Due sacramenti Confessione ed Eucarestia, che se segnano un passaggio dalla preadolescenza alla adolescenza, sono però soprattutto sacramenti che si ripetono e che debbono perciò necessariamente crescere e maturare per tutta la vita di fede di chi li celebra: dall’infanzia alla vecchiaia. Questi sacramenti mettono in luce il valore della mistagogia, il tempo che segue la celebrazione di ogni sacramento, in cui veniamo accompagnati a comprendere e vivere ciò che abbiamo ricevuto, sempre meglio e sempre più intensamente: nel cuore e nella mente.

La grande missione che ogni parrocchia rinnovata e rinnovante la fede, soprattutto oggi non dovrebbe dimenticare, è inventarsi modalità sempre più ricche ed attente per accompagnare nelle età della vita con la preparazione, la celebrazione e la mistagogia di ogni sacramento.

Accompagnare la maturazione spirituale.

Il battesimo dei bambini è certamente un dono gratuito d’amore per il piccolo che lo riceve, ma come parrocchie non abbiamo ancora una chiara percezione di quanto sarebbe cruciale accompagnare i suoi genitori credenti nel passaggio da essere sposi a diventare genitori. Serve un accompagnamento formativo intenso per questi nuovi genitori, perché se ad esempio i contenuti della fede in Dio creatore, cioè la loro “fede nella mente”, nella sostanza non cambiano tra il tempo in cui si è solo sposi a quando si diventa genitori, invece l’atteggiamento di affidamento fiduciale a Dio, la loro “fede nel cuore”, può maturare tantissimo nel passaggio da essere semplicemente nati, ad essere donatori di vita.

Così l’esperienza di crescere un neonato da parte dei suoi genitori, traccia profondamente la differenza con cui prima e dopo essi diranno a Dio: “Padre nostro”. Accompagnare ed aiutare a vivere questi cambiamenti umani e spirituali è una sfida per la parrocchia, ma anche una grande opportunità per trasmettere la fede in tutta la sua ricchezza di rinnovamento della mente e del cuore delle persone.

In questo ambito le due chiacchierate con il parroco o con suoi collaboratori, che proponiamo alle coppie di neogenitori per preparare il rito del battesimo del figlio, sono quasi irrilevanti per il cammino di fede di quella famiglia. Quanto di più e di meglio si potrebbe fare, riflettendo sul bisogno di far maturare una fede da genitori e da educatori, con un accompagnamento fatto di preparazione, celebrazione del battesimo del figlio e mistagogia, distesi in un tempo significativo.

Accompagnare il passaggio dall’adolescenza alla giovinezza.

Dopo la prima iniziazione cristiana, con la celebrazione di Eucarestia e Penitenza, che abbiamo sopra accennato nel passaggio dalla preadolescenza all’adolescenza, il sacramento della cresima dovrebbe sostenere il consolidamento ed il rafforzamento della coscienza personale e della conseguente presa di responsabilità della propria vita. Questo è il passaggio alla piena adolescenza in cui iniziano i primi passi della presa di responsabilità riguardo alla realtà sociale ed alla vita degli altri.

La differenza tra l’adolescente ed il giovane che gradualmente diventa adulto, si ha infatti proprio in questo passaggio graduale ad una vita responsabile. L’adolescente cresce quando comprende sempre meglio chi è e chi vuol essere, cresce quando passa dall’essere portato dai genitori ad essere il portatore di una libertà e responsabilità personali crescenti. Passa poi dall’adolescenza alla maturità giovanile quando si risveglia ad una responsabilità non solo di sé, ma anche degli altri ed inizia ad interessarsi della costruzione del futuro non solo della propria vita, ma anche del futuro della società di cui è parte.

Oggi questi processi, per il rallentamento dell’ingresso nel mondo del lavoro, sono rimandati e sfasati. Mentre purtroppo la relazione affettiva ed anche sessuale con l’altro e le dinamiche della costruzione della coppia si anticipano sempre di più, con adolescenti che vivono una affettività e sessualità già quasi adulta. Invece la relazione con la responsabilità nella costruzione della vita sociale, del lavoro, dell’impegno operativo per il bene comune si rimandano, prolungando in questo ambito atteggiamenti adolescenziali ed anche preadolescenziali fin quasi ad età pienamente adulte.

Un passaggio sfasato tra sessualità ed impegno sociale.

Abbiamo così oggi un modello di vita sfasato: che porta a vivere la sessualità e l’affettività che hanno contenuti e pratiche tipiche dell’età adulta, già da adolescenti, senza però maturare insieme ed in maniera armonica progettualità e responsabilizzazione verso l’altro e verso il mondo e la società civile. Questo sfasamento tipico del nostro tempo porta a conseguenze che diventano sempre più negative. Ormai se ne stanno accorgendo anche psicologi e pedagogisti che pur non avendo una visione cristiana della vita, su questo condividono con noi la distinzione chiara come direbbe San Paolo tra “ciò che è da bambino e ciò che è da adulto”.

C’è qui una grande missione per la Chiesa, che nell’accompagnamento sia preparatorio che soprattutto mistagogico alla Confermazione, dovrebbe educare alla presa di responsabilità nei confronti della fede personale ed ecclesiale. È la missione di insegnare il giusto equilibrio tra diritti e doveri, di trasmettere il grande compito della maturità, dove maturità spirituale e maturità umana non sono fino in fondo separabili ed hanno un grande vantaggio a sostenersi crescendo insieme.

La sfida è grande. Soluzioni facili, come ad esempio il ritardare sempre più la celebrazione della cresima, in attesa di una maturità umana che d’altra parte la società non aiuta certo a raggiungere, non sembrano efficaci.

A questo livello la cura della “fede del cuore”, cioè dell’affidamento personale, libero, creativo ed intimo a Dio ed alla Chiesa, dovrebbe essere preponderante sulla preoccupazione di trasmettere contenuti: “la fede della mente”. Questo nostro tempo complesso richiede che si lavori soprattutto per la formazione della coscienza e l’acquisizione dell’arte del discernimento.

La Chiesa a sostegno di famiglia e società.

Per la crisi odierna ormai generalizzata delle famiglie e delle agenzie educative come la scuola, i problemi di relazione e di responsabilizzazione che i sedicenni, nel tempo della matura adolescenza, si trovano a dover affrontare, richiederebbero già in alcuni di loro la coscienza di un adulto.

Inutile sognare che sia facile il compito di accompagnamento per questa particolare età della vita che in tanti si aspettano dalla parrocchia. È certo che la fede dei futuri adulti inizia a formarsi in questo passaggio dall’adolescenza alla giovinezza. È altrettanto certo che la trasmissione della fede all’età adulta, se non supera lo scoglio dell’adolescenza, diventa una chimera. La crisi nella trasmissione della fede alle nuove generazioni adulte paga la nostra fragilità in questo campo. E qui soprattutto si gioca il futuro della parrocchia e della Chiesa.

Oltre questa soglia si potranno sempre fare delle operazioni di recupero, ma la gran parte dei credenti, se fuggono dalla vita ecclesiale per una fede che non aiutiamo a maturare nell’adolescenza e nella prima giovinezza, diverranno dei pagani.

Ed anche, come capita spesso, dei pagani che si ritengono “cristiani a modo loro”, una delle specie di pagani più difficili da convertire al cristianesimo ed alla vita ecclesiale.

Recuperare gli adulti che hanno lasciato la fede.

Di queste difficili, ma necessarie operazioni di recupero alla fede, fa parte l’offerta che la parrocchia dovrebbe fare in maniera sempre meglio articolata e saggia: dell’accompagnamento alla vita matrimoniale e familiare, dell’evangelizzazione della vita al servizio di Dio e dei fratelli con l’Ordine Sacro e del sostegno al tempo delle fragilità e della fine della vita con l’Olio degli infermi.

La difficoltà di questo accompagnamento ecclesiale alle varie età della vita attraverso i sacramenti, che non dovremmo mai lasciar svilire a semplici e vecchi riti di passaggio, è accresciuta anche dalla constatazione di molti sociologi che oggi, la società dei consumi con il suo mito dell’eterna giovinezza, ha fatto sì che le differenti ‘età della vita’ siano quasi cancellate a beneficio di un artificioso voler ‘vivere senza età’. Una sorta di bengodi dell’inesperienza si configura come la fissazione postmoderna, che non solo preclude alla saggezza della vecchiaia, ma impedisce di essere davvero giovani e davvero adulti, in un mondo inchiodato su sé stesso, di fatto alla ricerca di una adolescenza perenne.

La sindrome di Peter Pan.

Tutti oggi sono attratti dall’adolescenza, vista come: il tempo bello dei desideri e dei diritti, ma delle poche o nulle responsabilità. In questo campo, proprio l’assurdità distruttiva verso ogni buon umanesimo, che ha preso piede per tanti aspetti nella post-modernità, dovrebbe motivarci a cercare di reagire, per amore di Dio e dell’uomo.

Nella prefazione dell’ultima edizione del libro “Le età della vita” di Romano Guardini, possiamo leggere: «Guardini passa in esame l’intero percorso dell’essere umano, dal concepimento alla morte, soffermandosi in particolare sulle ‘crisi’ che fanno da cerniera tra una fase e l’altra: la crisi della crescita, la crisi legata all’esperienza, la crisi del limite e la crisi del distacco. Non si arriva alla saggezza se non si attraversano tutte e quattro queste prove, se non si fronteggiano ogni volta le incertezze e non di rado le paure che ogni trasformazione porta con sé. […] Invecchiare sarà anche difficile, ma non crescere mai potrebbe rivelarsi una discreta anteprima dell’inferno».

Aiutare gli uomini e le donne di oggi a crescere nella vita umana e spirituale, anche grazie alla forza soprannaturale dei sacramenti, è la mission impossible che viene oggi richiesta sempre più insistentemente alle nostre parrocchie. Almeno provarci è salvare dall’inferno su questa terra, quanti si lasciano aiutare e proprio per questo vale la pena di tentare.

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