Carissimi fratelli e sorelle ed in particolare carissimi Consacrati e Consacrate degli Istituti fondati dalla Dottoressa Capelli,
vi ringrazio di cuore dell’invito a presiedere questa celebrazione a 50 anni dalla santa morte di Antonietta. Domani sarà per me il decennale della mia ordinazione episcopale e la coincidenza con questo cinquantesimo la considero il dono spirituale più bello che ho ricevuto. Siccome non amo banalizzare le celebrazioni eucaristiche ho voluto prepararmi a questa leggendo per intero e vi assicuro con crescente interesse la bella biografia di Antonietta scritta da Donatella Dresda nel 2018. Non ho vergogna ad ammettere che ero tra i tanti che di Antonietta sapevano solo quello che si scrive nelle tre righe di una nota, in libri o orticoli di storia della Chiesa del ‘900.
Quello che invece ho scoperto è stato che questa grande donna ha donato alla Chiesa una luce di sapienza e di esempio spirituale e pastorale che merita di essere meglio conosciuta e studiata.
La prima cosa che mi ha colpito è la ricchezza di relazioni che Antonietta ha saputo tessere con personalità di prima grandezza della chiesa del ‘900. Certamente i 4 papi, ma anche figure luminose dell’unione tra “Fides et ratio”, testimoni come lei appassionati della “Veritatis splendor” come il card. Siri, l’Arcivescovo di Parma Conforti, il Card. Tonini, Padre Gemelli ed Armida Barelli, ma anche figure meno note, ma non meno importanti come il grande amico di S. Paolo VI, Padre Giulio Bevilacqua di Brescia. Quando si fa una bella collana sono importanti le pietre che la adornano, ma altrettanto lo è il filo che le tiene assieme. Antonietta è stata l’umile filo che ha tenuto assieme in una preziosissima opera di evangelizzazione, formazione e cura pastorale una collana di santi e sapienti di cui si è potuta adornare la Chiesa italiana per buona parte del secolo scorso.
Ancora oggi le tre fondamentali intuizioni della Capelli appaiono necessarie alla Chiesa: far conoscere la verità e la bellezza della fede cattolica ad una classe dirigente italiana educata fin dal liceo, più all’anticlericalismo snob, che allo studio di questa preziosa eredità. Quanta ignoranza c’è oggi, da parte di chi guida la società e la cultura italiana, nei confronti del messaggio evangelico e della sapienza umana e spirituale del cattolicesimo!
La seconda intuizione è la necessità di rievangelizzare gli adulti, creando occasioni belle e concrete di esperienze di conoscenza della fede e delle sue buone motivazioni tutt’ora valide, assieme alla esperienza dell’amicizia in Cristo e della preghiera liturgica solenne ed accogliente. Questo erano i suoi corsi per i professori, i professionisti, ma anche gli uomini e le donne di buona volontà.
La terza intuizione è che tra questi adulti che vanno formati e spesso recuperati alla fede ci sono purtroppo tanti preti. L’amore di speciale predilezione per i poveri, che il Concilio ha raccomandato a tutta la Chiesa, Antonietta lo aveva vissuto soprattutto indirizzato verso i “poveri preti”. Non tanto poveri umanamente quanto psicologicamente e soprattutto spiritualmente. Per questo come disse S.Paolo VI servirebbero schiere delle vostre Congregate per organizzare in tutte le diocesi “ospedali da campo” per curare, rafforzare e formare i preti di oggi.
Questa figura di santità moderna e pienamente femminile che è stata Antonietta merita davvero di essere fatta conoscere meglio alla Chiesa di oggi, meditando i suoi scritti e la sua spiritualità, che ritengo un vero tesoro di grazia e di sapienza per il nostro tempo.
Sono un discreto conoscitore della vita e dell’insegnamento spirituale di S. Teresa di Lisieux, dottore della Chiesa, e non ho potuto fare a mano di notare di quanti punti di particolare sintonia ci sono stati tra l’avventura spirituale e mistica di Antonietta e quella della Santa di Lisieux. Il grandissimo teologo Hans Urs von Balthasar, pubblicò nel 1978 un libro “Sorelle nello Spirito” in cui accostava la vita e la spiritualità di S. Teresa a quella di S. Elisabetta della Trinità. Vi assicuro che sarebbe molto bello scrivere un nuovo libro “Sorelle nello spirito” che accostasse S. Teresa con la nostra Antonietta, credo potremmo scoprire quanto la seconda, guidata dal Signore come primo direttore spirituale, esattamente come la prima, posse essere considerata una perfetta esecutrice della teologia spirituale di Teresa nella vita di tutti i giorni. Non temo di affermare che Antonietta abbia vissuto in maniera perfetta quell’abbandono alla guida della Divina Provvidenza che Teresa indica come vertice della “piccola via dell’infanzia spirituale” da lei insegnata.
Che il Signore contini a benedirvi e susciti sante vocazioni per la continuazione della vostra opera.