Omelia Ammissione agli Ordini di Giacomo Alimenti e Pierdomenico Brandi

21-07-2024

Carissimi,

il rito dell’Ammissione agli Ordini Sacri caratterizza per voi l’inizio di un tempo di discernimento e preparazione, in vista di un servizio a Dio e alla Chiesa negli Ordini Sacri. Il vostro “eccomi” dichiara la disponibilità libera e personale ad accettare questo servizio, nei modi e nei tempi che la Chiesa discernerà.

La comunità cristiana qui presente accoglie con gratitudine questa vostra disponibilità e si impegna davanti a Dio fin d’ora in una preghiera costante e generosa per voi e per il compimento di questo bel progetto di Dio.

La Parola che abbiamo ascoltato indirizza già a contemplare alcune caratteristiche del Ministero nella Chiesa, che è bene avere chiare, come dice l’Apostolo ai Galati: “per non rischiare di correre invano”.

La prima lettura mette con forza al centro dell’attenzione il gregge di Dio: i pastori sono posti a servizio del gregge e non viceversa. Sembra scontato, ma non va mai dimenticato, è il primo comandamento che Dio da ad ogni pastore.

È sottile la tentazione di servirsi del ministero invece di servire attraverso il ministero, richiede una vigilanza sul proprio cuore prima che sulle nostre azioni esteriori, perché come dice Gesù: è dal di dentro, cioè dal cuore degli uomini, che escono i propositi di male… come anche ogni proposito ed azione buona (Mc 7).

Ma oggi è in modo particolare il Vangelo ad essere significativo per noi.

Ci presenta la scena del ritorno di quegli apostoli che Gesù aveva inviato come suoi missionari ad annunciare il regno di Dio.

Questi evangelizzatori tornano e riferiscono a Gesù con entusiasmo e forse malcelato orgoglio, come lascia intuire il vangelo di Marco: “tutte le cose che avevano fatto e quello che avevano insegnato”. Gesù in modo quasi brusco ferma questa autocelebrazione dell’azione degli apostoli e li invita a separarsi dalla folla ed anche da un certo successo e una certa gloria che la scena lasciava intuire, per ricercare il silenzio e lo spazio di una saggia riflessione e di un buon giudizio.

Se ritorniamo sulla parola evangelica intuiamo cosa possa aver spinto Gesù a questo brusco intervento. Essi riferivano “le cose” che “loro” avevano fatto ed insegnato. Questo non è certo il modo migliore di leggere l’evangelizzazione e l’azione pastorale, ma quanto spesso cadiamo nell’errore di leggerla così, sia noi che il popolo che ci circonda: le cose che “noi” facciamo, le parole che “noi” diciamo; i sacramenti che “noi” distribuiamo…

C’è ancora troppo protagonismo degli Apostoli in queste parole, mentre è troppo fragile la coscienza di Chi sia il vero protagonista dell’evangelizzazione, di Chi sia la vera sorgente della Parola, di Chi sia il vero attore della Pastorale.

Gesù li invita a fermarsi e riposarsi. Sono due parole: fermarsi e riposarsi, ritirandosi dai luoghi dell’azione e del lavoro, che nella scrittura caratterizzano il Sabato. Lo Shabbat, il tempo in cui l’uomo deve fare una cosa sola, come insegna Abram Joshua Escher nel suo bel libro di spiritualità ebraica intitolato proprio “il sabato”. Lo Shabbat è il tempo in cui l’uomo si ferma, per contemplare e comprendere l’azione di Dio che opera e che salva.

In questo Tempo di discernimento e formazione che avete davanti e che oggi si apre con la benedizione della Chiesa, non preoccupatevi primariamente di fare e anche molto meno primariamente di imparare a fare, preoccupatevi invece di apprendere: l’arte di riconoscere, l’arte di guardare in noi e fuori di noi ciò che Dio opera, per metterci in piena sintonia con Lui. Lo insegnava già nel IV secolo S. Cassiano nelle sue Conferenze ai monaci: “se l’arciere perde di vista il bersaglio ogni suo sforzo sarà vano”.

Ogni ministero nella Chiesa, il mio non meno che il vostro, non designa un protagonismo, ma una sequela, non l’azione del direttore d’orchestra, che è e resterà sempre il Signore, ma quella di un fedele strumentista, che prima di tutto si fa strumento della grazia.

Che il Signore vi accompagni e sostenga in questo tempo di maturazione umana e spirituale e che il Signore benedica coloro che con la loro azione e la loro preghiera vi hanno accompagnato ed aiutato a crescere fino a questo momento. E sostenga e benedica coloro che lo faranno nei prossimi anni.

La comunità dei Figli del Sacro Cuore di Gesù, I sacerdoti e la parrocchia di Santa Bernardette a Roma, ed il Seminario Romano con il suo Rettore, il vescovo Michele di Tolve, che sono qui presenti a pregare con noi in questa solenne liturgia, a loro va sincera e profonda la gratitudine della nostra Chiesa Diocesana.

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