Omelia Apertura Porta Santa Apertura Giubileo in Diocesi

13-12-2015

Omelia del giubileo

Chiesa Cattedrale di San Giuliano

Domenica 13 dicembre 2015

di S.E. mons. Nazzareno Marconi

“Che cosa dobbiamo fare?” chiede la gente accostandosi al Battista. “Che cosa dobbiamo fare, per prepararci ad accogliere il Signore? Che cosa dobbiamo fare, per vivere bene il giubileo della misericordia? La gente è concreta e comprende che la fede non è fatta solo di parole, ma di gesti fortemente simbolici, come quello che abbiamo appena compiuto: passare una porta per entrare nella casa di Dio. Come quello che compiremo tra poco, spezzare il pane eucaristico, segno concreto e reale della presenza di Cristo e della comunione con Dio e tra di noi.

Ma la fede non è fatta solo di segni. Richiede anche quelle azioni di bene nelle quali si incarna il nostro amore per Dio e per i fratelli. Per questo Giovanni Battista risponde alle folle chiedendo azioni di bene: vestire gli ignudi, dar da mangiare agli affamati. L’elenco delle opere di misericordia corporale, che abbiamo meditato nel pellegrinaggio giubilare appena compiuto, l’ha iniziato a scrivere Giovanni Battista. Ma lo ha, con una autorità ancora maggiore, ribadito Gesù dicendo: che in quel giorno saremo giudicati da Lui che ci chiederà: ho avuto fame, mi hai dato da mangiare? Ho avuto sete, mi hai dato da bere? Ero forestiero, mi hai ospitato? Ero nudo, mi hai vestito? Ero malato o in carcere, sei venuto a confortarmi?

Il pellegrinaggio giubilare, il passaggio attraverso la Porta Santa, hanno bisogno di incarnarsi nella vita di ogni giorno. Il giubileo è iniziato ma deve durare almeno un anno. Deve essere un anno in cui ci sforziamo di dare concretezza alla nostra fede. Di mostrare che la nostra conversione è vera e solida. Solo la fedeltà nel quotidiano farà la differenza e mostrerà che davvero abbiamo fatto un passo in avanti verso la conversione e la salvezza.

Ma da dove può giungere la forza per un cambiamento così significativo nei nostri stili di vita? Per una vittoria così forte sui nostri vizi? Per un superamento così concreto delle nostre fragilità?

Nel nostro pellegrinaggio abbiamo meditato anche sulle opere di misericordia spirituale. Sono un itinerario di buone azioni, che dobbiamo con carità compiere gli uni nei confronti degli altri, perché la nostra conversione si possa compiere.

Siamo pieni di dubbi sulle scelte giuste da fare e abbiamo bisogno di essere ben consigliati.

Non conosciamo la sapienza che giunge dalla parola di Dio, abbiamo bisogno di istruirci l’un l’altro.

Siamo molto bravi nel nascondere i nostri peccati, dobbiamo perciò aiutarci a riconoscerli con verità. Spesso la sofferenza ci butta a terra, consoliamoci di più gli uni gli altri.

Il desiderio di vendetta per le offese subite ci stringe il cuore, impariamo insieme la via del perdono.

Gli uni per gli altri siamo spesso un peso ed un’occasione di sofferenza, cresciamo tutti nella pazienza.

Ed infine e soprattutto: preghiamo gli uni per gli altri, sia per chi vive con noi che per chi ci ha preceduto sulle strade della vita ed ora vive in cielo presso Dio. È questo il più grande segreto per varcare la porta della salvezza, crescere nella preghiera e soprattutto nella preghiera gli uni per gli altri. È così che questa folla di persone, che adesso riempie la nostra chiesa e la nostra piazza, potrà diventare quel popolo di Dio che si salva e salva il mondo dal male.

Che la Mater Misericordiae ci sostenga e ci guidi in questo cammino.

 

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