Carissimi,
nel contesto della chiusura dell’anno pastorale l’omelia dell’ascensione di Gesù ci pone un interrogativo importante. Quando Gesù era sulla terra credere in lui sembrava facilitato dalla possibilità di vederlo e toccarlo. Attorno a Gesù fisicamente presente, attorno a Lui che parlava si radunava la prima Chiesa, e questo radunarsi costruiva la comunità ecclesiale. Noi siamo carnali, la nostra affettività e la nostra psiche hanno bisogno di vedere con gli occhi una persona e udire con gli orecchi la sua voce, per essere aiutati a radunarci tra noi e costruire una comunità.
Per questo se chiedessi di rispondere d’impulso a questa domanda: attorno a chi si raduna la comunità dei credenti, la parrocchia? Ritengo che molti, anche tra i preti, risponderebbero: attorno alla persona del loro sacerdote, attorno al loro parroco.
Ma mi domando: è questo un modo di pensare carnale o spirituale? La comunità che così si crea, direbbe il grande teologo Bonhoeffer, morto per la fede nel campo di concentramento Buchenwald: è una comunità solo umana, solo psichica, o è una vera comunità adunata dallo Spirito Santo, una comunità spirituale, pneumatica?
L’ascensione ci dice che dopo la salita al cielo di Gesù la sua presenza tra noi, garantita dal dono dello Spirito santo è rimasta, come presenza spirituale, ma pienamente reale, nel suo corpo eucaristico e nella sua voce che risuona nella Parola di Dio.
Allora possiamo ripetere la nostra domanda: attorno a chi si raduna la comunità dei credenti, la parrocchia? A questo punto la risposta più giusta diventa: attorno a Gesù realmente presente nella celebrazione dell’eucarestia ed attorno alla Sua voce che risuona nella parola di Dio proclamata e spiegata dalla Chiesa. Questo ci dice quanto è importante il prete: infatti è lui che presiede l’eucarestia e lui che proclama e spiega la Parola, ma come ha detto papa Leone, tutta l’azione del prete deve essere spirituale e non materiale e carnale, non deve portare le persone a lui, a legarsi a lui, ma deve: «Sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato, spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo».
Per questo è normale e buono che per meglio servire Cristo ed i fratelli di tutta la Chiesa, ogni prete sia sempre pronto a mettersi in stato di missione, a lasciare ad altri che continuino il suo servizio, per rispondere con un sì generoso ai bisogni della Chiesa intera.
In una diocesi missionaria come la nostra questo avviene ogni anno, con una lunga valutazione e confronto, ma anche fidandosi della missione del vescovo a cui per ultimo spetta il compito di indicare la strada che ritiene più giusta da percorrere.
In questa celebrazione darò perciò ora lettura dei cambiamenti di incarichi nelle varie Parrocchie ed Unità Pastorali. Dopo la Visita Pastorale e dopo 10 anni di esperienza vengono anche definite in modo nuovo, che sembra più logico e giusto, anche le composizioni delle Unità Pastorali.
Cominciamo da qui.
L’unità pastorale Immacolata-Santa Croce accoglie anche la parrocchia di Villa Potenza, dello stesso comune di Macerata.
L’unità pastorale le Vergini – Santa Madre di Dio – Santissimo Sacramento accoglie anche la parrocchia di Piediripa dello stesso comune di Macerata.
L’unità pastorale Pollenza-Rambona accoglie anche le parrocchie di Casette Verdini e Sacro Cuore dello stesso comune di Pollenza, oltre la parrocchia di Sforzacosta.
L’unità pastorale di Recanati centro accoglie anche le parrocchie di Castelnuovo e Le Grazie dello stesso comune di Recanati, mentre san Francesco e l’Addolorata si collegano con l’unità pastorale di Recanati-est Cristo Redentore e Chiarino.
Un secondo cambiamento generale riguarda molti parroci che hanno superato i 75 anni dopo i quali, secondo la legge della Chiesa: sia i vescovi che i parroci lasciano la responsabilità diretta della gestione di una parrocchia, pur potendo rimanere come saggi collaboratori dei nuovi parroci e coordinatori. In una visione sempre più chiara del fatto che: tutti siamo collaboratori e nessuno padrone, ne dittatore, anche questi cambiamenti saranno sempre meno traumatici sia per i parroci anziani che per i fedeli.
Questi cambiamenti annunciati oggi inizieranno a realizzarsi gradualmente nelle varie parrocchie a partire dal prossimo ottobre, con l’inizio del nuovo anno pastorale.
Partiranno per un servizio missionario in diocesi Italiane o all’estero:
Don Fabio Olano (da Porto Recanati)
Don Paul Felice (da Cingoli)
Don Antonino Pastore (da Macerata)
Don Josè Daniel (da Macerata)
A MACERATA
La chiesa del SACRO CUORE dovrà chiudere per i lavori del terremoto. In questo tempo la parrocchia sarà gestita sotto l’autorità del Vescovo e con la collaborazione della UP Centro Storico e dei Salesiani. Don Gennaro De Filippi diventa Parroco di Santo Stefano e collabora con la UP centro storico.
A SANTA CROCE. Dopo la partenza di don Antonino arriverà don Alain da Treia.
A CINGOLI
Partiranno don Paul Felice, e don Fabrizio Perini e giungerà don Marco Petracci da Tolentino.
A TREIA
Dopo la partenza di don Alain giungerà don Francesco Zambelli da Porto Recanati.
A POLLENZA, CASETTE E SFORZACOSTA
Mentre restano don Roberto, don Mario e don Jacopo, con il nuovo anno pastorale giungerà don Ignazio, come nuovo Coordinatore e gradualmente nuovo parroco di Pollenza e Casette Verdini.
A MONTEFANO
Al posto di don Ignazio giungerà come parroco e coordinatore della UP don Fabrizio Perini.
A MONTECASSIANO
Don Patrizio coordinatore dell’UP e parroco di Sambucheto diventa Parroco anche di Montecassiano, mentre don Franco Pranzetti resterà come collaboratore.
A RECANATI
don Roberto Zorzolo Coordinatore della UP, diventerà Parroco anche del Duomo e di Castelnuovo. Mentre don Pietro Spernanzoni resterà come collaboratore. Tornando da Roma dove lavora in CEI, in quasi tutti i fine settimana, don Giacomo Pompei darà un aiuto.
A COLMURANO
don Fabio Piombetti, Coordinatore della UP, diventerà anche parroco di Colmurano mentre don Eugenio Tordini resterà come collaboratore.
Come vedete sono molti cambiamenti, che riguardano varie partenze e molti preti anziani a cui diciamo grazie e su cui ancora contiamo come guide spirituali, buoni confessori e celebranti. Le cose più importanti che può fare un prete fino all’ultimo giorno della sua vita, che a tutti auguro lunga e serena.