Omelia del vescovo Nazzareno Marconi per la Consacrazione Solenne di Luca Riz

Sabato 15 giugno 2019 - Chiesa San Giorgio - Macerata
15-06-2019

Carissimo Luca, vivere la tua Consacrazione nella celebrazione della Santissima Trinità, è certamente un dono, ma è anche un invito a leggere la tua vita sull’orizzonte sconfinato del mistero di Dio e non sulle prospettive ristrette dei ragionamenti umani.
D’altra parte consacrarsi oggi con i voti di povertà, castità ed obbedienza, può trovare senso solo in una visione del mondo e della vita, della realizzazione di sé e della conquista di ciò che davvero vale, misurata sull’intero universo e sull’eternità. Queste, lo sai bene, sono le misure dello sguardo di Dio. La tua consacrazione ha senso, solo guardando il mondo e la vita come li guarda Dio.
Il Vangelo di oggi ci spinge alla conquista di questo sguardo, quando Gesù ci dice che la Spirito ci farà comprendere “la verità tutta intera, comprensiva delle cose future”.
Per essere oggi dei Consacrati secondo il cuore di Cristo, è necessario avere questo sguardo.
Oggi si dice che un vero manager che voglia avere successo deve avere una “vision”, non “le visioni” che immaginano un mondo di sogni, ma uno sguardo sul reale che sappia vedere e far vedere, oltre i limitati confini di tempo e di spazio della vita di tutti i giorni.
Questo è lo sguardo necessario per vedere Dio, questo sguardo, la visione della fede, ti sarà sempre più necessaria per riconoscere le tracce di Dio nella vita degli uomini e così metterti alla fedele sequela dei Suoi passi.
Nella Bibbia, il desiderio che muove ogni personaggio, è in definitiva sempre lo stesso: vedere il volto di Dio, gettare uno sguardo sulla profondità di questo mistero. Il libro dei Proverbi, che abbiamo letto, seguendo una intuizione ancora nebulosa, indica che la ricerca di questo volto porterà a risultati sorprendenti. Entro una tradizione ebraica rigidamente monoteista, che cioè riconosceva un solo Dio con un solo volto, questo testo indica una misteriosa presenza attiva accanto al Creatore. La Sapienza è presente accanto a Dio fin dall’alba della creazione, ed è indicata con caratteristiche sconvolgenti: sono dei particolari che hanno spinto la tradizione patristica a riconoscervi l’annuncio dello Spirito Santo. “Fin dal principio, dagli inizi della terra … io ero con Lui come architetto ed ero la sua delizia ogni giorno; dilettandomi sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo”. La Sapienza è infatti presentata come una bambina che gioca con l’universo, affascinata dalla bellezza che essa stessa crea e dalla possibilità di incontrarsi con gli uomini e di farli incontrare tra loro in una umanità fraterna.
Gli esegeti si sono chiesti, e continuano a farlo, se questa personificazione della Sapienza venisse considerata dal suo autore umano puramente letteraria, o se la si percepisse già come una rivelazione di un mistero di Dio, più complesso del semplice monoteismo.
Possiamo almeno dire che già in questo testo la personificazione della Sapienza evoca la presenza in Dio, nel vero Dio rivelato dalla Scrittura, di un altro volto accanto a quello del Padre, che ha i tratti più belli e preziosi del femminile, ed è in qualche modo una intrigante rivelazione del mistero dello Spirito Santo.
San Paolo vi leggerà anche una rivelazione anticipata del Cristo “creatore di ogni cosa insieme col Padre”, il Pantocrator delle icone orientali: Cristo “sapienza di Dio” come dice in Prima Corinzi (1Cor 1,24).
Questo è il nostro Dio, complesso e misterioso, su cui devi ogni giorno fissare lo sguardo, per ricevere da Lui la capacità di una nuova visione, quella della fede.
Quando da bambini, per curiosità, fissavamo il sole, tutti abbiamo sperimentato una temporanea perdita della vista. All’improvviso tutto è buio, poi sprazzi di luce si riaprono a farci vedere il reale ed infine si torna a vedere bene ogni cosa.
Quando fissiamo lo sguardo del cuore e della fede su Dio, prima di tutto si vede il buio. Il buio del male, dentro e fuori di noi. Poi si vedono sprazzi di bene, tracce della presenza attiva e viva di Dio, che opera sempre nel mondo e nel nostro cuore. Infine si vede, con maggior chiarezza di prima, ogni cosa: il nostro peccato ma senza più timore, il peccato degli altri nella luce della misericordia, l’azione di Dio piccola e nascosta, ma solida ed efficace.
Questo è essere dei contemplativi.
Caro Luca, se vuoi essere un Consacrato secondo il cuore di Gesù, mettiti alla sua scuola, alla scuola del vangelo e della preghiera per diventare un vero contemplativo.
Oggi non si può servire Dio e l’uomo se non a partire da questa capacità di aprire gli occhi ogni giorno “per pura grazia”, sul mistero di Dio, sulla verità tutta intera. Senza avere il dono di una “vision” che guarda il mondo con gli occhi di Dio.
È fondamentale non dimenticare mai che si tratta di un cammino, di un processo, di una lenta conquista della comprensione e mai di un possesso pieno e stabilito.
Nella ricerca del volto di Dio la storia dell’umanità è testimonianza costante di una tentazione molto pericolosa: quella di credere di aver raggiunto la meta, di poter indicare in maniera chiara e distinta, razionale ed esaustiva, tutti i tratti di quel volto.
Credere di aver esaurito la ricerca della verità e di poter mostrare in maniera assoluta il volto di Dio, ha inaspettate conseguenze nella vita concreta delle persone. Infatti, siccome l’uomo è immagine di Dio, il passaggio seguente per chi crede di conoscere Dio, è sempre quello di cominciare a distinguere quali, tra gli uomini, somigliano di più o di meno all’Immagine di Dio che ci siamo fatti da soli.
Sul monte Sinai Dio aveva previsto questa tentazione e scongiurato il suo popolo: “non ti farai idolo, né immagine alcuna”. Il Signore non voleva con questo comandamento fermare il desiderio dell’uomo di scoprire il suo volto, ma ricordargli che questo volto è misterioso, che l’uomo non potrà mai possederlo per farne la base della sua ideologia e del suo potere sugli altri. Dall’assolutizzazione del volto di un Dio Padre-padrone sono nate infatti sia la guerra santa islamica, sia le parallele crociate cristiane. Da quella del volto di un Figlio del padre, maestro bonaccione della vita serena, sono nate le mille sette di certo protestantesimo americano, preoccupato solo di far star bene, la gente che sta già bene… aiutandola a dimenticare gli altri due terzi del mondo che soffrono.
Infine dalla immagine falsa del volto di uno Spirito instabile generatore di emozioni, e portenti, nascono le forme moderne di una fede vaga, che vive l’oggi e il sentimento, ma manca di basi solide e concrete, poggiate sulle virtù e sul rigetto dei vizi.
Tu invece cerca sempre il Suo vero volto, scrutalo nel volto di ogni fratello e sorella che incontrerai e sarai così quell’Uomo di Dio che oggi tanti ansiosamente cercano.

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