Omelia per il diaconato di Matteo Esposito

08-11-2025

Carissimo Matteo, una delle esperienze più belle del fatto che la nostra vita di fede è sostenuta dall’amore di Dio è questa: che spesso e soprattutto nei momenti chiave della vita Dio ci dona una Parola, che illumina e sostiene il nostro cammino.

Dopo aver ascoltato le letture di questo giorno, che inseriscono il tuo diaconato nella festa della Dedicazione della Basilica Lateranense, la chiesa del Papa, la prima grande chiesa costruita dalla cristianità, ti inviterei davvero a ringraziare il Signore per il dono di questa Parola.

Sono certo che nel corso della tua vita scoprirai quanti significati preziosi queste letture hanno per te, oggi mi limito ad indicarne qualcuno che pregando queste letture in previsione della tua ordinazione mi è sembrato di intravedere.

Cominciamo dal Vangelo, al centro del quale brilla lo zelo, cioè l’ardente passione di Gesù per il Tempio, la casa di Dio tra gli uomini. La passione di Gesù per il Tempio non è una fuga astratta verso un segno sacro che lo allontani dal mondo. Gesù si indigna perché il Tempio era un grande dono dell’amore di Dio proprio per l’umanità; luogo in cui il popolo poteva ascoltare la Parola del Signore e nella preghiera sperimentare la comunione con Lui. Il Tempio, ci dicono i Padri della chiesa, era per questo l’immagine dell’Eucarestia, la realtà sempre disponibile con cui Dio ci parla ed entra in comunione con noi.  Se la profanazione del Tempio indignava Gesù, quanto più lo dovrebbe indignare la profanazione dell’Eucarestia! Attraverso il diaconato sarai posto in un contatto quotidiano e diretto con il mistero della Parola dell’Eucarestia, ne sarai il servitore, perché gli uomini siano aiutati a vivere in pienezza questo mistero della fede. Guai a sminuire questa ricchezza a profanarla considerandola un peso ed un obbligo, invece che quello che è: un dono straordinario dell’amore di Dio all’uomo.

La Seconda Lettura porta avanti questa riflessione, indicando che questo mistero del Tempio e quindi per noi cristiani dell’Eucarestia deve diventare nostra carne, nostro sangue. Paolo dice infatti: “voi siete il Tempio di Dio!”. Ricevendo l’Ordinazione Diaconale da celibe, tu ti impegni a viverla per tutta la vita secondo il consiglio di Gesù della verginità per il regno dei cieli. Questo sarà per te il modo di vivere nella tua carne l’essere Tempio di Dio ed ancor più essere Eucarestia nel tuo corpo. Anche in questo caso: guai a profanare la grandezza di questo Mistero riducendolo, come a volte capita, soltanto ad un obbligo da sopportare, una scelta che la Chiesa imporrebbe per motivi pratici, o per una visione ristretta, legata al tempo passato che quanto prima dovrà essere superata. Non c’è niente di più sbagliato che immaginare la verginità come una rinuncia all’amore, un diventare un albero secco, senza radici e senza frutti. La verginità per il Regno è invece una sfida, che solo nella forza dello Spirito, nella grande umiltà e grazie alla misericordia di Dio può essere vinta. Sarai chiamato e sfidato ogni giorno a diventare nella tua carne, nella concretezza del tuo essere una vera Eucarestia, una Parola di Dio incarnata e segno vivo della comunione che Dio offre ad ogni uomo. Questa dovrà essere la tua passione più grande, il tuo amore più grande di ogni altro amore umano, la via di una fecondità e paternità che si realizzano nello Spirito.

Tutto ciò sarà possibile, come insegna simbolicamente la prima lettura tratta dalla visione di Ezechiele se attingerai ogni giorno alla sorgente che sgorga dal tempio, simbolo della grazia del battesimo e di tutti i sacramenti e simbolo della preghiera che questa grazia fa fruttificare.

Come dice la liturgia dell’Ordinazione che stiamo celebrando: “Dio, che ha iniziato in te la sua opera, la porti a compimento”.

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