Omelia per la Domenica delle Palme 2025

13-04-2025

Nel 1965, 60 anni fa, S. Paolo VI apriva la sua omelia nel giorno delle Palme dopo la lettura del racconto della Passione dicendo: “Siamo presi da due timori, il primo è di parlare, quasi venissimo a sminuire l’impressione che, certamente, il racconto sacro e tragico della Passione, ora ascoltato, ha recato nelle anime vostre, ben riflettendo quale urto di fatti e di sentimenti è in questo racconto; l’altro timore è che, se tacessimo, lasceremmo sfuggire il significato delle presenti rievocazioni e di mirabili pagine del Vangelo.

Dobbiamo, però invitare le anime nostre a impossessarsi di questo racconto; a ricordarlo, a meditarlo, a introdurlo nel circolo dei nostri pensieri; ed a coglierne qualche cosa, una, anzitutto: dalla Passione di Cristo dipende il nostro ultimo fine, la nostra salvezza”.

Non potrei dirlo meglio: la Passione non ci è estranea, non narra cose di altri, ma tocca il senso profondo del nostro vivere e del nostro morire.

Per cosa vale la pena vivere? Cosa vale davvero? Lo mostra Gesù nella passione rifiutando potere, onori e logiche mondane e scegliendo la volontà di Dio e di farsi dono di amore per gli altri.

Per cosa vale la pena morire? Per quegli stessi valori per cui si vive e si dona la vita a chi nasce.

Era già tutto ben chiaro nel grido della folla di Gerusalemme, che anche noi abbiamo ripetuto: Osanna.

Questa parola deriva dall’ebraico “Hoshana” “fai salvezza”, che era la lingua sacra e colta usata nel tempio. Ma molto più probabilmente la folla di Gerusalemme acclamò in aramaico hôšî‘â-nā che significa “liberaci” o anche “guariscici” perché quella era la lingua del popolo, della gente semplice delle periferie.

In questa parola: Osanna è racchiuso l’equivoco che porterà proprio la stessa folla dall’acclamare Gesù in questo giorno delle palme, a chiederne la morte il venerdì seguente. Essi volevano che li “liberasse” politicamente o militarmente, cacciando i Romani invasori. Oppure chiedevano che li “guarisse” delle loro malattie, facendo qualche miracolo, come aveva fatto in altri paesi della Giudea. Acclamano Gesù, ma per avere da lui doni materiali: la liberazione politica o la guarigione del corpo. La salvezza spirituale che Lui portava e che noi domandiamo nel Santo della messa cantando Osanna, non li interessava.

Per questo quando non si videro esauditi da Gesù lo vollero crocifiggere.

E noi? Cosa chiediamo davvero al Signore? Quale salvezza ci attendiamo da Lui? Quale liberazione e quale guarigione gli domandiamo?

Se in questi primi giorni della Settimana Santa rileggeremo con fede ed umiltà le parole evangeliche della Passione di Gesù potremo trovare la risposta.

condividi su