Carissimi,
questa celebrazione più di tante altre va vissuta con il cuore e con gli occhi. La Chiesa ci invita a lasciarci commuovere da un gesto di Gesù che siamo chiamati a rivivere: la lavanda dei piedi, che è profezia della croce, dell’eucarestia e dell’amore che diventa umile servizio.
Anche l’omelia vorrei farla soprattutto per i vostri occhi e vi invito a guardare questo dipinto. È un’opera di Sieger Köder un pittore tedesco nato nel 1925 che visse una dura prigionia durante la guerra durante la quale si rafforzò la sua fede. Dopo la guerra completati i suoi studi di arte, prese ad insegnare ed a dipingere per 12 anni. Quindi seguendo un percorso di fede sempre più intenso, intraprese gli studi teologici e, nel 1971, a 46 anni venne ordinato prete cattolico. Fu parroco e pittore per tutta la vita fino alla morte nel 2015 a 90 anni.
Si è detto di lui che realizzava le sue pitture come Gesù creava le sue parabole: rivelando i misteri delle fede con immagini semplici, ma molto intense nel tratto, nei gesti e nel colore.
Nel nostro dipinto vediamo Gesù e Pietro che s’inchinano profondamente l’uno verso l’altro: c’è amore ed accoglienza nel servire, ma anche nel lasciarsi servire. Gesù è così compreso nel suo gesto di amore che non ne vediamo il volto: chiunque serve con amore potrebbe dare il suo volto a Gesù. Questo volto di Gesù servitore lo vediamo solo riflesso nel secchio, Gesù è immerso totalmente in questo gesto di dono e di cura del fratello.
I piedi di Gesù, in primo piano, sono luminosi e brillanti, sono puri. Perché chi serve ed ama è purificato dal bene che compie.
Pietro con una mano vorrebbe fermare Gesù, non è degno di essere perdonato, ma con l’altra e con il volto lo abbraccia grato: è pieno di gioia per questo perdono che sa di non meritare.
Pietro siamo tutti noi, combattuti tra l’orgoglio di chi vorrebbe salvarsi da sé e dalla coscienza che se non è Gesù che ci perdona e ci salva gratuitamente, non potremmo fare nulla di buono da soli.
Nel Vangelo di Giovanni Gesù dice a Pietro: “Quello che faccio tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo” (Gv 13,7). Infatti, Pietro e noi non vediamo il volto di Gesù se non riflesso nell’acqua del suo gesto di amore.
In questa vita Gesù per noi resterà sempre misterioso. Ma se apriamo il cuore e ci accostiamo a Lui, come fa Pietro, sentiremo il suo amore e la bellezza del suo perdono che ci purifica nell’intimo e ci rende persone nuove e migliori.
Il pittore, Sieger Köder, utilizza spesso il blu come colore della trascendenza. Il tappeto blu contrasta con i colori marroni, i colori della terra, che predominano nell’immagine. Il tappeto blu indica che il cielo si trova ora sulla terra, ma questo avviene soprattutto dove si vive il dono di sé per l’altro. Questo è il mistero che contempliamo in questa notte.
Su tavolo si intravede un altro mistero d’amore, quello dell’eucarestia, il pane ed il vino che diventano corpo e sangue di Cristo, infatti, la stessa luce illumina: il calice, il corpo, le mani ed i piedi di Gesù. Anche questo mistero non lo capiamo con mille ragionamenti, ma se ci accostiamo umilmente a Gesù come fa Pietro, lo sentiremo presente e vivo con il suo corpo ed il suo sangue.
Lo sguardo di Pietro giunge fino ai piedi di Gesù, quei piedi luminosi in primo piano che dicono anche a noi: la vita è un cammino dai piedi sporchi di Pietro ai piedi luminosi di Gesù e tutto è grazia e dono di Dio.
Questo dipinto ricorda un capolavoro di Caravaggio a cui in questo giubileo siamo spiritualmente molto vicini: la Madonna dei pellegrini. Vi è ritratta la Madonna che appare a due pellegrini giunti a Loreto, sulla soglia della Santa Casa.
Anche qui ci sono in primo piano i piedi del pellegrino, sono piedi sporchi, piedi in ombra. Ma diventeranno puri e luminosi come i piedi di Maria ed i piedi di Gesù Bambino per la penitenza del pellegrinaggio e per l’indulgenza di chi varca la soglia della Santa Casa.
In questa notte di preghiera, nella visita agli altari dell’adorazione, ricordiamo queste immagini di amore, di misericordia, di fiducia in Dio e di fede.