Omelia per l’ordinazione diaconale di Paolo Feng Xiong

29-11-2025

Carissimo Paolo,

è bello vederti contornato da tanti amici, a partire dai superiori ed alunni del nostro Seminario Regionale di Ancona, che hanno seguito la tua formazione e che per questo ringraziamo di cuore.
La parola di questa prima domenica di avvento caratterizza la tua ordinazione diaconale in maniera suggestiva. La prima lettura, tratta dal profeta Isaia, parla del tempo finale dalla storia umana e del progetto di Dio che allora si compirà: è una promessa di pace e fraternità universale, in cui tutti i popoli saranno uniti proprio a partire dalla fede.
In questo tempo che viviamo, spesso segnato da guerre e persecuzioni dei credenti, cose che purtroppo i nostri fratelli cinesi conoscono direttamente, potremmo perdere la speranza nella promessa di salvezza di Dio. Il diacono è prima di tutto costituito annunciatore del Vangelo, portatore di questa speranza di pace e bene con la parola e con la vita.
Conduci tutti quelli che incontrerai, ovunque il Signore ti manderà ad annunciare la Sua parola, su questa via luminosa della fede, secondo la parola di Isaia: “camminiamo nella luce del Signore”.
Il brano di san Paolo ai Romani, il santo di cui porti il tuo nome cristiano, indica il modello unico a cui ispirarsi sempre: “rivestitevi del Signore Gesù Cristo”! L’immagine dell’abito, nel mondo antico, indicava una realtà costante, uno stile di azione che perdura nel tempo. Nelle lingue che derivano dal latino dalla parola abito nasce il termine abitudine, un comportamento che ci caratterizza e non cambia. Per questo Paolo dice che un Cristiano e quindi soprattutto un ministro consacrato, deve avere come “abito” Gesù Cristo, deve comportarsi del tutto naturalmente e sempre come se fosse un altro Cristo. Questa è la legge fondamentale della nostra vita e per far questo riceverai una forza speciale con il dono dello Spirito Santo trasmesso dalla imposizione delle meni del vescovo, come successore degli apostoli.
Il Vangelo descrive una società, quella del tempo di Noè, in cui tutti vivevano come se Dio non ci fosse e non dovessero rendere conto a Lui della vita che ci dona. È triste la frase che caratterizza questo mondo insensibile a Dio ed alla sua azione: “non si accorsero di nulla”. È come un mondo addormentato, che non sa risvegliarsi per vivere una vita in cui Dio è presente e ci viene incontro ogni giorno per illuminarci sulla via del bene e della salvezza. Il nostro mondo contemporaneo, in Cina come in occidente, somiglia a questo mondo addormentato, che non si accorge del Signore che viene.
La nostra vocazione cristiana, come battezzati e soprattutto come ministri del vangelo deve spingerci invece ad avere una vita ben sveglia, che non perde nessuna occasione di bene, come ci esorta san Paolo: “annuncia il vangelo in ogni occasione, opportuna e non opportuna”.
In impegno di evangelizzazione ti consegno lo stile insegnato dal nostro Padre Matteo Ricci. La sua vita ed i suoi scritti indicano che per annunciare il vangelo bisogna: farsi amici, di coloro ai quali annunciamo il mistero di Colui che per salvarci si è fatto uno di noi, fino a dire: “Non vi chiamo più servi, ma amici”. Costituito oggi ministro di Dio, cioè servitore del Signore, scoprirai quanto sia vera questa Parola, soprattutto per te: più ti metterai con generosità a servizio del Vangelo e dei fratelli, più scoprirai che l’amicizia di Gesù ti riempirà il cuore.
Il segreto del celibato, che oggi prometti, sta tutto nel coltivare con intensità questa amicizia con Cristo, che può riempire il nostro cuore tanto da non farci rimpiangere la scelta della verginità per il Regno dei cieli. Questa resta sempre una via di rinuncia e di offerta, ma non di sterilità e di vuoto.
Sii amico di Gesù ed amico dell’umanità, sull’esempio di Padre Matteo Ricci, e la tua vita sarà piena di grazia, come lo fu la vita di Maria Santissima. Alla sua protezione affidiamo il tuo ministero e tutti i nostri fratelli cinesi, a partire dal tuo Amministratore Diocesano, che mi ha delegato a presiedere questa tua ordinazione diaconale.

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