Ha un particolare significato celebrare la festa della Mater Misericordiae, nostra patrona, in questo Anno Santo in cui papa Francesco nella sua lettera Misericordiae Vultus l’ha nominata patrona di tutto l’Anno della Misericordia.
Per questo nell’apertura dell’Anno Santo chiedevo a tutti voi di vivere bene questo tempo di grazia, sentendoci responsabilizzati di fronte a tutta la Chiesa, nel testimoniare che siamo figli devoti della Mater Misericordiae. Devo perciò dire: grazie a tutti voi!
Tutta la nostra Diocesi ha testimoniato, sia con l’apertura dell’anno santo, che con i pellegrinaggi alla porta santa, che con la Peregrinatio Mariae e con i centri di preghiera nelle famiglie tutt’ora in corso, di vivere questo tempo di grazia con grande devozione. Abbiamo avuto 6000 fedeli all’apertura dell’Anno, circa 12500 si sono coinvolti nei pellegrinaggi verso la Porta Santa e moltissimi, difficili da contare, hanno vissuto e vivranno la Peregrinatio Mariae nelle Unità Pastorali, sappiamo comunque che sono realizzati e programmati circa 1000 incontri di preghiera nelle famiglie. Sono numeri che da soli parlano di una Chiesa diocesana che ha preso sul serio, in spirito di fede e preghiera, questo tempo di Dio che è il Giubileo. Grazie di cuore a tutti, per questa bella testimonianza di fede!
Maria nel suo Magnificat canta la misericordia di Dio. Per due volte la loda come operante nella vita del mondo. Ma Maria non solo esalta la misericordia, è in sé stessa l’immagine di più bella di un aspetto della misericordia divina. Infatti una parola ebraica che definisce la misericordia “raham” significa in origine “grembo materno”.
La Bibbia ci insegna così che l’amore misericordioso di Dio ha un aspetto femminile, che ricorda il grembo, come luogo accogliente e che genera vita. Sono soprattutto queste due: l’accoglienza ed il dono della vita le caratteristiche del femminile che rivelano un tratto specifico dell’amore misericordioso di Dio.
La misericordia è capacità di accoglienza. Accogliamo l’altro così come è, come un grembo materno accoglie il bambino e lo fa crescere senza distinguere tra bello e brutto, maschio o femmina, forte o debole, sano o malato. Un amore che non sa accogliere, non è amore misericordioso e non rivela la bellezza del femminile.
La misericordia è dono di vita. Il grembo materno genera alla vita, si svuota perché il bimbo possa vivere una vita autonoma. È il segno più bello dell’amore di Dio, che si svuota di tutto per dare vita, un amore sempre gratuito e generoso. Un amore egoista e chiuso in sé, non è un amore misericordioso e non rivela la bellezza del femminile.
La nostra società, come spesso dice il papa, non valorizza il femminile. È una società di uomini e per gli uomini. Ho notato che la parola “potere” è maschile e quella “società” è femminile. Non è un caso!
Nel nostro mondo le donne sono valutate ed assumono potere, solo se imitano gli uomini ed accettano di rinunciare al meglio della loro femminilità: che è accoglienza e dono di sé. Sta emergendo un mondo di donne vestite da “uomini di potere” e che si comportano come e peggio di loro. Un femminile che imita il peggio del maschile non mi piace. Un mondo che funziona così non è un progresso, ma un regresso verso la barbarie.
E’ invece il potere che si dovrebbe convertire in “autorevolezza”, anche questo è un nome una volta femminile: “l’autorevolezza”. Oppure il potere dovrebbe esser vissuto come “servizio,” un nome maschile, “servizio”, che però è bellissimo perché anche nel maschile c’è tanto di positivo.
Invece purtroppo accade spesso il contrario, così “la società” si converte in “gruppi di potere” in costante guerra tra loro. Come sarebbe bello se invece “il potere” che si mutasse in “servizio sociale”.
Che la nostra società non perda la misericordia, che non perda i valori che esprimono il femminile di Dio e che soprattutto le donne sono chiamate a testimoniare al mondo.
Oggi celebriamo con gioia la festa della Mater Misericordiae, ma insieme è anche la festa di un’altra grande donna: Santa Madre Teresa di Calcutta. La “piccola madre” è stata una grandissima donna, una donna molto influente e dotata di una grandissima autorità morale, tanto da vincere il premio Nobel per la pace, ma non è mai stata una donna di potere. E’ rimasta sempre profondamente femminile.
E’ stata infatti la madre dell’accoglienza e del dono gratuito di sé, la donna che amava la vita e lottava con coraggio e determinazione perché tutti potessero vivere. Vorrei che nella società del futuro le ragazze e le donne guardassero a lei come ad un vero modello.
Macerata è la Civitas Mariae, desidererei davvero che da qui, dalla nostra città, partisse con rinnovato orgoglio, un cammino delle donne che non vogliono essere bambole di plastica per i giochi dei potenti, ma donne orgogliose della loro femminilità. Una femminilità che è autorità e servizio, che accoglie e fa vivere. Una femminilità che lotta contro un potere in mano di pochi che esclude e schiaccia la vita di tutti gli altri.
Maria, nel Magnificat, canta la misericordia di Dio che: “fa cadere dai troni i potenti prepotenti ed accoglie ed innalza gli umili”.
Un mondo che sappia valorizzare il meglio del maschile e del femminile, è il futuro di cui abbiamo bisogno per salvare la nostra terra.
Che la Madonna ci benedica e ci aiuti!