Abbadia di Fiastra

Omelia del vescovo Marconi per il Giubileo delle Pro Loco Marche

«Le Pro Loco italiane sono delle vere scuole di pace e di progresso che meritano davvero il nostro grazie e tutta la benedizione di Dio»

«La prima Lettura di questa celebrazione, tratta dagli Atti degli Apostoli, ci fa notare un aspetto umano di San Paolo degno di nota. Il grande convertito al Cristianesimo aveva conservato tuttavia un amore pieno di rispetto per il suo popolo, a cui si sentiva ancora di appartenere. Giunto a Roma, il centro del mondo di allora, vera città universalista. Coraggioso testimone fino al martirio di una fede che, come aveva scritto ai Galati: vede in ogni uomo il membro di una sola famiglia umana, perché ormai “Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù”. (Gal 3,28). Quest’uomo universale, che pensava ed agiva a dimensione mondiale, aveva tuttavia un grande amore per il suo popolo, e volle incontrare i giudei che vivevano a Roma, come segno di affetto e di rispetto verso di loro. D’altra parte, Gesù, prevedendo la distruzione di Gerusalemme pianse per quella città, che amava nonostante tutto, e per il suo popolo che avrebbe subito tante sofferenze.

Amore universale ed amore per il proprio popolo e la propria città, ci insegna la Parola di Dio, non sono in contraddizione, anzi possono coesistere e nei cuori grandi si rafforzano l’uno con l’altro. “Passione per il proprio luogo”, questa è la traduzione migliore di “Pro Loco”, ed apertura accogliente verso tutti coloro che incontriamo, impegno per la pace nel mondo e per l’amicizia tra i popoli, come voi dimostrate bene, possono anzi dovrebbero convivere bene in uno stesso cuore. Se davvero è un cuore umano e grande.

Pro Loco e particolarismo, amore per il popolo e le sue tradizioni e rifiuto ottuso dell’incontro e della collaborazione non sono sinonimi, come la gelosia ossessiva non è per niente l’amore vero, ma una malattia del cuore gretto e chiuso.

In questi primi giorni di Giugno, abbiamo vissuto varie feste civili, che hanno messo al centro dell’attenzione la nostra Repubblica e la sua bellissima Costituzione. Un amico sociologo, ha scritto che la Costituzione, numeri alla mano, preferisce di gran lunga parlare di Repubblica Italiana che di Popolo Italiano o di Nazione. Questo perché la parola Repubblica ci aiuta a pensare meglio l’Italia in una visione aperta e costruttiva della pace. Res-publica dice che prima di tutto l’Italia è ormai una “res”, una  realtà, non solo un’idea ed un sogno. 

È una realtà di terra circondata dal mare e dalle Alpi, ma questi due chiari confini, per un popolo di naviganti e di scalatori, sono piuttosto un invito ad andare verso gli altri, certi di una identità, che a rinchiuderci spaventati. La res publica è una realtà di lingua e di storia comune, ma ambedue sono la sintesi che ogni giorno si deve costruire di tante storie diverse e di tanti dialetti ricchi di una letteratura propria, più ricca di quella di tante altre lingue nazionali. 

L’Italia è la terra unica e unita di un Popolo fiero e buono, ma che nasce dall’unione di tanti popoli che continuano a convivere ed a riconoscersi diversi ogni volta che passi un fiume o superi una valle montana. 

L’Italia è così un popolo di popoli in pace da 80 anni, che può insegnare al mondo come i popoli possono convivere in una sola umanità di fratelli, che, come tutti i fratelli, litigano sempre, ma si vogliono bene. E questa “res”, questa realtà strana e bellissima che è la nostra Italia, non è solo di qualcuno o di pochi, ma è “res-publica” è di tutti perché nessuno se ne può impadronire, è libera e non è schiava. Se non, come cantiamo “schiava di Roma”, cioè legata a quel sogno di universale pace tra i popoli che nei suoi uomini migliori cercò di costruire Roma e che da Roma oggi il Papa propone sempre più chiaramente al mondo.

Le Pro Loco italiane, se sono questo, se vivono a questo bel livello ideale, sono delle vere scuole di pace e di progresso che meritano davvero il nostro grazie e tutta la benedizione di Dio».

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